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Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto

Il progetto

La Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto presenta coreografi internazionali, scopre giovani talenti, sperimenta in vari campi e promuove il dialogo e lo scambio culturale attraverso video, arti visive, fotografia, musica dal vivo, teatro. Al centro c’è la compagnia Aterballetto, composta da 16 danzatori stabili, più altri che orbitano attorno a singoli progetti. Dal 2022 è il primo e unico Centro Coreografico Nazionale (CCN) in Italia.

Profili ha affiancato il team interno di FND/Aterballetto con lo scopo di ottimizzare e potenziare la comunicazione digitale attraverso azioni strategiche per una promozione globale degli spazi e delle attività, oltre a una divulgazione diversificata, multilingue e mirata al coinvolgimento di un pubblico più ampio.

La strategia

Il team di Profili ha suddiviso il proprio intervento in tre aree:

  • La comunicazione digital
  • Le campagne advertising
  • Analisi dati e reportistica

Per ogni area di intervento sono stati definiti in maniera dettagliata obiettivi, azioni e previsioni di output.

La comunicazione digital

Obiettivo primario: ottimizzare e potenziare la comunicazione attuale.

Vista l’ampia offerta artistica e le differenti attività di FND/Aterballetto, il team Profili ha pensato a un sistema digital integrato che lavori in sinergia e sfrutti le peculiarità dei singoli canali nell’ottica di razionalizzazione e potenziamento del sistema attuale.

Sono stati definiti i target di ogni singolo canale di comunicazione, attuali e quelli potenziali, e stabiliti, poi, il tone of voice adatto per ognuno di loro, la tipologia di contenuto, il tipo di coinvolgimento previsto.

Canali attualmente attivi:

Parallelamente all’attività di comunicazione, sono state avanzate proposte di rafforzamento dell’identità digitale legata al ruolo della Fonderia, cuore pulsante dell’attività di FND/Aterballetto e trampolino di lancio di nuove attività, sperimentazione e ricerca

Risultati raggiunti

Il lavoro ha contribuito a diffondere e migliorare l’immagine di FND/Aterballetto attraverso i suoi canali che hanno intrapreso, durante l’intero periodo di affiancamento, una consistente e continuativa direzione di crescita, contribuendo a garantire una presenza digitale continuativa e coerente per FND/Aterballetto, rispondendo agli obiettivi che si erano delineati in partenza.

Inoltre, sono stati potenziati alcuni canali come YouTube, LinkedIn e la newsletter. Qualche numero:

  • Aumento organico dei follower e fan: Facebook +245, Instagram +6.972
  • Aumento organico della copertura dei contenuti: Facebook +25,9%, Instagram +19,6%
  • Linkedin ha raddoppiato il numero di utenti unici e ha aumentato del 90% la visualizzazione dei contenuti

Le campagne advertising

FND/Aterballetto utilizza, prevalentemente, due canali di comunicazione a pagamento: Meta Ads e Google Ad Grants. Quest’ultimo richiede una revisione periodica per evitare la sospensione.

Obiettivo primario: potenziare le prestazioni e ottimizzare il budget medio.

Le campagne advertising sono state gestite direttamente da Profili.

Risultati raggiunti

Per raggiungere i nuovi pubblici e per potenziare il database della newsletter sono state realizzate le campagne di lead generation, soprattutto per il pubblico internazionale (Francia, Germania e Svizzera)

L’account Google Ads Grant è stato riattivato, le campagne hanno generato un CTR medio del 30%.

Per dare una maggiore visibilità alle attività in Fonderia e alla tournée è stato attivato anche un account di Google Ads, improntato alla realizzazione di campagne per la rete Display. 

Le campagne su Meta hanno registrato un notevole miglioramento, con un CPC (costo per click in uscita) medio di 0,06 €.

Analisi dati e reportistica

Profili ha affiancato FND/Aterballetto nella progettazione del nuovo sito web, che è stato lanciato a fine febbraio 2023, cui sono stati collegati Google Analytics 4 e Google Search Console.

Con una cadenza periodica veniva confezionato un report dettagliato sull’andamento complessivo del nuovo sito web, le query di ricerca organica (utile per l’ottimizzazione del sito) e le prestazioni dei canali social e quelli di advertising.

Questi report rappresentavano un punto di partenza per gli interventi di ottimizzazione sia della comunicazione organica, sia di quella a pagamento. 

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Studio Legale

Il progetto

Profili ha svolto per conto di uno studio legale una consulenza di comunicazione strategica finalizzata a raggiungere i seguenti obiettivi:

  • Identificare una linea strategica coerente con le diverse “anime” dello Studio
  • Riposizionare i canali esistenti attraverso un nuovo concept di comunicazione
  • Aumentare la visibilità dello Studio sui canali digital
  • Far emergere la professionalità attraverso diversi format e contenuti
  • Promuovere e raccontare l’originalità dello “studio boutique”
  • Allargare il target di riferimento
  • Rafforzare la community esistente e aumentare il coinvolgimento

La strategia

Per raggiungere gli obiettivi prestabiliti, il team di Profili si è occupato di creare una strategia di comunicazione integrata per tutti i canali digital, procedendo, in dettaglio, con la definizione di un concept di comunicazione e con l’identificazione e ideazione di temi editoriali in linea con la strategia stabilita.

In tal senso sono stati individuati tre asset di comunicazione molto ben definiti e identitari, che puntassero a sdrammatizzare la pagina pur mantenendo fortissima la credibilità, come ad esempio la rubrica “Avvocabolario”. 

La linea di comunicazione messa in atto per lo Studio ha previsto una commistione di competenze al fine di veicolare contenuti di valore attraverso un linguaggio più facile e accattivante, adatto al pubblico social e accompagnato da contenuti visivi ad alto coinvolgimento emotivo e d’impatto.

Risultati raggiunti

Grazie all’intervento di Profili, la pagina Facebook e il canale Instagram dello Studio hanno sviluppato una propria identità e solidità, raggiungendo un alto tasso di copertura rispetto al passato e rispetto alla fanbase attualmente attiva.

La strategia di comunicazione messa in atto ha risposto alle aspettative di contenuto degli utenti, alla curiosità e voglia di approfondimento dell’ambito e attività legale permettendo allo Studio di far emergere la professionalità attraverso “il lato umano”, abbattendo le barriere di settore.

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Social media, cosa dobbiamo aspettarci dal 2023

Facebook, Instagram, TikTok, LinkedIn, YouTube, Snapchat, Twitch, BeReal…la fine dell’era social è sempre più vicina?

Seppur un altro anno ce lo siamo lasciati ormai alle spalle, non siamo ancora giunti al fatidico momento che vede il tramonto dei social media. Lo scenario però è in piena evoluzione ed è molto interessante da osservare.

Se in un precedente articolo avevamo approfondito quale sia il futuro della comunicazione culturale, esploriamo ora in maniera più generale i principali social media trend del 2023.

Partiamo dai big, prendiamo Meta. Parliamo di Facebook: che abbia ormai raggiunto la piena maturità del suo ciclo di vita e che la sua curva sia iniziata a discendere non è più certo un mistero. Anche quest’anno il colosso californiano ha visto calare i propri ricavi e pure il numero di iscritti, registrando un invecchiamento generale della sua popolazione media. Insomma, il social è in crisi ormai da tempo e sembra non trovare un modo per uscirne.

Su Instagram le cose si muovono senz’altro di più. Stiamo assistendo a continui aggiornamenti che portano agli Instagramer funzionalità vincenti sì, ma nella stragrande maggioranza dei casi copiate dai competitor. Già l’introduzione, anni addietro, delle Stories era stata spinta dal successo clamoroso che stava ottenendo Snapchat. Lo stesso è accaduto più tardi con i Reel, rubati spudoratamente a TikTok. Non da meno le ultime Candid Stories strizzano l’occhio – per usare un eufemismo – a BeReal. Insomma, tutto questo pare confermare la frustrazione dei vertici di Meta di dover riuscire a stare al passo con il mondo digitale che cambia molto, forse troppo, rapidamente.

Veniamo ora a LinkedIn. Non siamo forse stati i soli a notare l’evoluzione di questo social network che sembra aver preso una piega sempre meno formale e più personale. Di frequente i contenuti pubblicati hanno poco a che vedere con questioni professionali, ma al contrario toccano la sfera più intima dell’utente e vi si rintracciamo spesso forme di long-form storytelling in stile blogging. Un trend che sta generando parecchio dibattito tra le fronde più conservatrici e quelle più progressiste. Staremo senz’altro a vedere.

Atri social network, invece, sono a dir poco decollati nell’arco dell’ultimo periodo. Non stiamo parlando di TikTok – su cui, negli USA, il numero di minuti video guardati ha superato quello di YouTube – o di Twitch, ma di BeReal, il cosiddetto social anti Instagram, oppure di LOL, PHaver, Mastodon o Solcial, per citarne qualcuno.  

Ad accomunare queste piattaforme è la loro natura decentralizzata che garantisce ai propri utenti un maggior grado di controllo su contenuti da pubblicare e da fruire, così come una maggiore tutela contro il furto di dati personali, rischi di phishing o altri attacchi hacker da parte di professionisti del settore. Un tema, quello della protezione della propria privacy sul web, divenuto sempre più caldo e sempre più caro agli utenti, come ci confermano il dibattuto uso dei cookies di terze parti e delle nuove regolamentazioni vigenti in merito.

Ma al di là del successo o meno di uno o di un altro social media, che tendenze si registrano nello scenario odierno e immediatamente futuro?

Senza dubbio primeggia ancora la volontà di rendere l’esperienza sui social maggiormente immersiva. Lasciando in stand-by le sperimentazioni in corso che puntano verso la direzione della multisensorialità, il cosiddetto ”Internet dei Sensi”, in questo momento sul podio del content creation troviamo ancora video sempre più brevi in formati sempre più verticali ed estesi. Risultato? La visualizzazione su quasi l’intero schermo dello smartphone. La lunghezza ormai ideale si aggira sui 15 secondi al massimo, che sono veramente pochi.

Seguono la stessa scia dei Reel di Instagram YouTube Shorts e Amazon Video Shorts che prevedono la pubblicazione di brevissimi video di accompagnamento ai prodotti presentati/venduti sulla piattaforma.

Insomma, tutti i segnali sembrano confermare il trend di mini video che facciano immergere gli utenti ancor più all’interno del contenuto, soprattutto se includono il “closed-captioning” ovvero sottotitoli e didascalie. Per quale ragione concorrono all’efficienza di un contenuto video? Ne possiamo citare almeno tre: accessibilità, engagement e ottimizzazione per la ricerca di video.

Altro fenomeno assolutamente rilevante è il cosiddetto “social SEO” per cui i social network si stanno sostituendo sempre più ai motori di ricerca. Fatto che trova un maggior terreno fertile soprattutto tra le generazioni più giovani.

Stando al Hootsuite Social Trends Report 2023, un crescente numero di utenti tra i 16 e i 24 anni utilizza i social media come principale motore di ricerca, in particolare – come anche dichiarato dal New York Times – TikTok dalla Generazione Z. In linea generale, possiamo facilmente osservare che i social media, a partire da Instagram e YouTube ma non solo, sono ormai spesso utilizzati per le ricerche online dei brand, per reperire informazioni su prodotti, prezzi, cataloghi e scovare recensioni affidabili. Un trend vincente grazie all’uso strategico di keyword performative utilizzate nelle caption dei post, in grado di aumentare impression ed engagement in maniera molto più netta rispetto agli hashtag.

Tool online come SEMrush o Google’s Keyword Partners diventano, così, strumenti fondamentali.

E per concludere, citando il mondo degli acquisti online, l’ultimo social media trend di cui vi vogliamo parlare in questo articolo è il social e-commerce. Si tratta del fenomeno di vendita online che passa dai social network. Nonostante si registri ancora un certo livello di titubanza nel fare acquisti sui social, si prevede che esso continuerà a crescere, come già mostrano piattaforme quali Pinterest o WhatsApp Business, le più votate finora al commercio elettronico.

Questo è quello che, a grandi linee, possiamo aspettarci da questo nuovo anno che, non ci sentiamo di escludere possa anche riservare dei colpi di scena.

Ah, sembra anche essere finita l’era delle GIFs. Noi ve l’abbiamo detto poi vedete voi.


Chiara Di Meo


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Flowing Chords – Tourniquet (TesseracT)

Flowing Chords - Tourniquet (TessaracT)

Il progetto

Flowing Chords è un progetto musicale diretto da Margherita Flore.

Composto da circa 35 elementi, l’orchestra vocale ripropone in chiave moderna e dinamica brani che spaziano dal cantautorato al pop contemporaneo, dal soul all’ R&B. Nel repertorio sono inoltre incluse produzioni inedite proposte da alcuni membri del coro. Il loro primo EP è uscito nell’estate 2018 ed è disponibile su Spotify e Amazon.

L’orchestra è composta da soprani, mezzosoprani, contralti, tenori, bassi e una sezione ritmica vocale di beat box.

Flowing Chords © Paolo Soriani

A inizio luglio 2022 è uscito il loro nuovo singolo e video musicale Tourniquet (TesseracT).

L’intervento di Profili, spalmato su un arco temporale di 3 settimane, si è focalizzato sul rafforzamento della comunicazione social Facebook e Instagram di Flowing Chords relativamente all’uscita del singolo attraverso la revisione del piano editoriale e l’avvio di campagne di digital advertising.

Gli obiettivi

L’attività di Profili si è incentrata sul raggiungimento dei seguenti obiettivi:

  • Generare conversioni di streaming YouTube con il macro obiettivo legato al raggiungimento di 30.000 views del video musicale;
  • Aumentare la conoscenza del progetto musicale ad una più ampia fetta di pubblico, anche internazionale;
  • Generare interesse e curiosità verso il gruppo musicale;
  • Aumentare l’engagement sui contenuti social pubblicati;
  • Fidelizzare il pubblico acquisito, puntando a un incremento del numero degli iscritti al canale YouTube.

La strategia

Per raggiungere l’obiettivo principale legato alle visualizzazioni del video musicale sul canale YouTube di Flowing Chords, è stata progettata e implementata una strategia di digital adv su ambe le piattaforme:

  • Google Ads – Video, attraverso la creazione di annunci sponsorizzati modalità video-in stream con obiettivo copertura e notorietà;
  • Meta Ads, attraverso la messa in evidenza di contenuti esistenti e creazione di annunci sponsorizzati in black su Facebook e Instagram con obiettivo traffico sul sito web (video YouTube).

Risultati raggiunti

Con un budget totale di 500,00 €, questi sono i risultati raggiunti:

  • Google Ads – Video: la copertura totale registrata è stata pari a 117.836 (ovvero il numero di volte che è comparso agli utenti), totale di visualizzazioni registrate pari a 11.505 (tasso di visualizzazione quasi al 10%).
  • Facebook: il post sponsorizzato ha anch’esso generato un buon risultato in termini di copertura, pari a 45.920, generando quasi 3.000 interazioni con il post e un totale di 2.775 click al video YouTube. Anche a livello di engagement l’andamento della campagna mostra un buon risultato: 107 reazioni, 37 condivisioni, 10 salvataggi e 6 commenti.
  • Instagram: i due post messi in evidenza hanno generato complessivamente una copertura pari a 48.772 e un totale di 6.673 click sul link al video YouTube, oltre a 10.443 Interazioni, 60 reazioni, 10 condivisioni, 2 salvataggi e 1 commento.

Complessivamente, quindi, in tre settimane le nostre campagne adv ci hanno permesso di raggiungere in totale oltre 212.500 volte gli utenti, portando a un numero di visualizzazioni del video YouTube generate dagli annunci Google di 11.500 cui si aggiungono i 9.448 click sul link al video generati dagli annunci sui social.

Considerato che le visualizzazioni ad oggi ammontano a 20.704 e che si è anche registrato un sensibile aumento degli iscritti al canale, possiamo dunque considerare questo risultato molto soddisfacente in linea con gli obiettivi prefissati.

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Bologna Festival

Bologna Festival - Digital marketing

Bologna Festival

Il progetto

Nata nel 1982, l’Associazione Bologna Festival si è distinta nel tempo per il rigore culturale della sua programmazione, ospitando artisti del grande concertismo internazionale e disegnando programmi e cicli concertistici spesso in esclusiva. Il festival si compone di diverse rassegne. I 27 anni di direzione artistica di Mario Messinis hanno ampliato gli interessi musicali del festival oltre il repertorio più consueto del Settecento-Ottocento, prestando attenzione sia alla musica antica che alle tendenze più avanzate della musica contemporanea con specifici progetti. Dal 2020 Maddalena da Lisca è sovrintendente e direttore artistico di Bologna Festival.

Si è trattato di un affiancamento alla comunicazione e gestione dei canali social, che negli anni è riuscita a trasformarsi da “servizio completo” a consulenza strategica, formando quindi l’Associazione Bologna Festival in funzione di una sempre maggiore autonomia.

Gli obiettivi

  • Mantenere e rafforzare l’autorevolezza di Bologna Festival, ancor di più in occasione delle celebrazioni del 40imo anniversario e dell’uscita del libro sui 40 anni;
  • Comunicare le molteplici attività e le peculiarità del Festival;
  • Supportare il festival nella comunicazione delle diverse possibili programmazioni che si verificheranno nel periodo attraverso un lavoro consulenza;
  • Stimolare l’interazione della community

La strategia

È stata realizzata una strategia di comunicazione integrata di tutti i canali digital pluriennale, con la definizione di un concept di comunicazione e degli asset in grado di guidare i piani editoriali (prima realizzati interamente da Profili e successivamente trasferiti alla competenza di Bologna Festival).

Per farlo, è stata nostra premura definire un calendario di incontri settimanali per evitare situazioni di crisi o emergenziali, anche in funzione del community management, e per approfondire settimana per settimana i temi editoriali imprescindibili e il miglior tone of voice.

La comunicazione è stata sostenuta, ove necessario da campagne di advertising su Google, Facebook e Instagram, con il lancio, la gestione e il monitoraggio.

Risultati raggiunti

Al di là dei numeri, che in un progetto di così alto valore ci sembra superfluo dare, i due risultati più importanti raggiunti sono stati:

– l’ottimizzazione della fanbase, su cui abbiamo lavorato approfonditamente e con numerose analisi per poi attivare delle strategie di lead generation funzionali al nostro scopo;

– un rafforzamento della Brand Value di Bologna Festival, in un momento molto delicato della sua storia: il 40° e il passaggio della sovrintendenza.

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Marxiano Melotti

Marxiano Melotti

Il progetto

Marxiano Melotti è un sociologo, docente universitario, scrittore, esperto di processi culturali e di valorizzazione del patrimonio culturale e del territorio. Spesso ospite di programmi radiofonici e televisivi, conduce rubriche e appuntamenti fissi sui canali di UniCusano, l’università presso cui insegna.

La comunicazione digital messa in atto da Profili è stata articolata in due fasi. Un primo periodo ha visto la costruzione della figura “social” di Marxiano, ripensando la sua comunicazione in un’ottica di Personal Marketing. L’identificazione di un concept e, successivamente una strategia, hanno messo in risalto i numerosi aspetti della sua figura tramite uno storytelling in linea con le competenze e il ventaglio di interessi e conoscenze che costituiscono la personalità di Marxiano Melotti.

La seconda fase di intervento di Profili ha contribuito al rafforzamento e prosecuzione di una linea strategica coerente con le diverse “anime” di Marxiano finalizzata a raggiungere i seguenti obiettivi:

  • Aumento della Reputation presso i target vicini alle tematiche trattate (universitari, professionali, letterari), successivamente anche mainstream.
  • Racconto di Marxiano in tutti i suoi aspetti, con particolare attenzione alle attività internazionali con menzione di enti, istituzioni o partner coinvolti.
  • Riposizionamento dei canali esistenti, apertura di nuovi canali, gestione dei diversi media in maniera differenziata, per linguaggi, contenuti, target.
  • Sostegno al lancio del libro e delle altre attività in programma.

La strategia

Per costruire e promuovere la comunicazione di Marxiano Melotti e raggiungere gli obiettivi suddetti, il team Profili si è occupato di elaborare un concept di comunicazione completo e coerente che ha costituito la base di un percorso di storytelling di valore attraverso la creazione di contenuti per i canali Facebook e Instagram. Sono seguite poi campagne di digital advertising focalizzate su alcune specifiche uscite tematiche. La comunicazione, mirata al coinvolgimento e alla creazione di una fan base solida, ha sfruttato le tendenze del momento (temi di attualità, eventi, anniversari), contribuendo a confermare l’autorevolezza di Marxiano Melotti e incrementando la visibilità attraverso un apporto testuale e visivo di alta qualità, estremamente originale e unico perché parte del suo archivio personale.

Risultati raggiunti

Grazie all’intervento di Profili, la pagina Facebook e il canale Instagram di Marxiano Melotti hanno registrato una crescita esponenziale in termini di copertura e interazioni. I temi trattati, decisamente in linea con il pubblico esistente e potenziale, hanno permesso di raggiungere 88.712 utenti unici su Facebook e 2659 utenti unici su Instagram soltanto nel primo periodo di attività. Un inizio strutturato che ha permesso a Marxiano Melotti di intraprendere un percorso strategico di Personal Marketing decisamente funzionale, consentendogli di posizionarsi in maniera distintiva nel mercato e nel panorama di voci culturali presente sui canali digitali.

 

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Il futuro della comunicazione culturale

Quali sono gli scenari che si stanno delineando nel modo in cui gli enti culturali si trovano oggi a comunicare, ancora di più dopo gli avvenimenti di questi ultimi anni?

Quali nuove opportunità si possono cogliere, in un approccio integrato di marketing e comunicazione della cultura?

Questo articolo, che riporta in toto il capitolo finale della seconda edizione di Comunicare la cultura, oggi di Andrea Maulini, raccoglie un lavoro di analisi delle tendenze e delle potenzialità offerte da nuovi strumenti, come il digitale, e da nuovi mindset applicati al mondo della cultura.


La rivoluzione della pandemia 

Dalla precedente edizione di questo libro (2019) a oggi, come è noto, nel mondo è avvenuta una vera e propria rivoluzione, di cui probabilmente vivremo le conseguenze ancora per anni. 

Il settore della cultura è stato tra i più colpiti dallo stop all’economia che il Coronavirus ha imposto nel 2020 e negli anni successivi: mostre e musei hanno dovuto interrompere la loro attività, i teatri hanno aperto a singhiozzo e con forti restrizioni nel numero dei posti, i festival si sono svolti in tempi ridotti, se non direttamente online. Anche le riaperture successive hanno vissuto momenti non semplici, con contingentamenti, blocchi, chiusure totali o parziali ecc. 

Anche il pubblico, naturalmente, ha risentito di questa crisi. Nello spettacolo dal vivo il calo di spettatori, e ancor più di abbonati, è rilevante; i musei e le mostre vedono un leggero recupero, anche grazie al rinnovato flusso turistico verso l’Italia almeno nel periodo estivo, ma si è ancora lontani dai livelli degli anni precedenti. 

Come hanno reagito gli enti culturali a questi avvenimenti? Che cosa è rimasto delle iniziative messe in atto per fare fronte alla prima emergenza, e quanto c’è ancora da fare per gestire cambiamenti che appaiono, come detto, fondamentali e di lungo periodo? Vediamo qui di seguito un focus sugli elementi a nostro parere più rilevanti. 

Una “nuova” utenza online 

Come detto nei precedenti capitoli, uno dei principali effetti della pandemia è stato il forte aumento o, per meglio dire, l’esplosione dell’online e, in particolare, dei social. Nel mondo, come accennato, in un solo anno sono arrivati più di 420 milioni di nuovi utenti, con un aumento di più del 10%; in Italia oggi le persone che li usano sono più di 43 milioni (poco meno del 72% della popolazione), con un aumento del 5,4% rispetto all’anno precedente. Le previsioni, peraltro, sono di una ulteriore crescita degli utenti e anche di un incremento dei social utilizzati. 

Questo naturalmente ha portato le aziende di tutti i settori a prestare un’attenzione sempre maggiore a questi mezzi, spostando gli investimenti pubblicitari in maniera crescente verso l’online. 

Anche le strutture culturali, pur se lentamente, hanno iniziato a seguire questa direzione. Ad esempio, cominciando (finalmente) a muoversi in maniera più coordinata: sono molti gli enti che hanno deciso di far seguire la comunicazione social, e spesso anche i siti internet, a personale specializzato, avvalendosi di esterni (professionisti e/o agenzie) ma anche riposizionando risorse interne. E anche di attivare nuovi social: oltre ai tre che abbiamo indicato come principali (Facebook, Instagram e YouTube) – di cui vi abbiamo parlato in questo articolo – presenti in gran parte delle strutture culturali medio-grandi italiane, molti hanno aperto LinkedIn, per rivolgersi a un target professionale e aziendale; altri, soprattutto tra i musei, stanno cominciando a sperimentare TikTok, oppure Twitch e altri social. 

Un altro mezzo che in questo periodo si è distinto per efficacia è la newsletter. Chi la propone ha visto decisamente aumentare gli iscritti alle mailing list, e migliorare notevolmente, spesso con incrementi a due cifre, i tassi di apertura e di lettura. È quindi un mezzo a cui si stanno apportando parecchi miglioramenti, da un punto di vista di contenuti e anche per quanto riguarda la leggibilità e la grafica. 

Ma le iniziative di contrasto al periodo pandemico che hanno avuto indubbiamente più notorietà e diffusione sono state per i musei un deciso investimento sui contenuti online, in particolare video, ma ancora di più, per i teatri, l’apertura di canali streaming dedicati. 

Vediamo, qui di seguito, quali azioni sono state condotte in questo ambito e che cosa è rimasto attivo ad oggi. 

I contenuti online e lo streaming 

Le strutture culturali trovano, naturalmente, nella fisicità il loro punto di forza: uno spettacolo teatrale si realizza pienamente solo dal vivo, una mostra e un museo sono quantomeno complicati da visitare online, di un festival si apprezzano particolarmente l’atmosfera e la “magia” che si creano tra i protagonisti, il pubblico e i luoghi in cui si tengono gli eventi. Tutte cose che sul web e sui social sono solo parzialmente riproducibili, o non lo sono per nulla. 

Per questo, quando nel 2020 in brevissimo tempo il mondo si è dovuto praticamente fermare, la prima reazione degli enti culturali (e non solo…) è stata di shock: spettacoli, mostre, eventi sono stati interrotti improvvisamente, con notizie sempre più drammatiche che venivano date ogni giorno e forti preoccupazioni per il futuro, della cultura e non solo. 

Poi, una volta capita l’entità dell’emergenza nonché i tempi lunghi per uscirne, e grazie anche al fatto che gran parte degli enti finanziatori della cultura (oltre al Ministero, organismi territoriali, fondazioni ecc.) hanno confermato le erogazioni estendendole, almeno parzialmente, anche al 2021 e al 2022, le strutture culturali hanno cominciato a cercare soluzioni che consentissero di affrontare il momento di instabilità. La scelta si è indirizzata principalmente verso l’online: non solo rafforzando i canali esistenti o aprendone di nuovi ma, per i musei, sviluppando iniziative di divulgazione e di coinvolgimento anche attraverso canali creati ad hoc; per i teatri soprattutto con il lancio o il potenziamento di canali streaming. Vediamo nei prossimi paragrafi le diverse iniziative intraprese1.

1L’impatto della pandemia sui festival ha portato, per alcuni, all’annullamento dell’edizione 2020. Altri, invece, hanno concentrato gli eventi in pochi giorni, spesso spostandoli alla fine dell’estate, quando l’impatto del virus era minore.  
  • I musei: divulgazione e coinvolgimento 

Molti musei, non solo in Italia, hanno reagito alla pandemia creando tour virtuali, con percorsi in 3D all’interno delle sale e la possibilità di ingrandire le immagini delle opere in esposizione cliccando per dettagli e approfondimenti. La relativa staticità di una visita così realizzata e la notevole differenza rispetto a un’esperienza dal vivo, tuttavia, hanno “costretto” fin da subito a un battage di comunicazioni, in particolare multimediali, per mantenere alti l’attenzione e l’interesse del pubblico in attesa della riapertura, con iniziative di divulgazione e promozione delle collezioni e delle opere esposte, ma anche di coinvolgimento degli utenti. 

È nata quindi l’iniziativa #museichiusimuseiaperti, patrocinata dal MiBACT che, nell’ambito della campagna #iorestoacasa, promossa dallo stesso Ministero, aveva l’obiettivo di “raccontare virtualmente le opere in attesa che possiate tornare ad ammirarle con i vostri occhi”, come riportato dal sito del Ministero. Molti musei quindi, tra cui il MANN di Napoli o il Museo archeologico nazionale delle Marche, hanno messo online filmati, cortometraggi o documentari estratti dagli archivi. Altri hanno realizzato contenuti ad hoc, come ad esempio “Le passeggiate del Direttore” del Museo Egizio di Torino, dove il direttore Christian Greco accompagnava gli utenti in una serie di visite guidate all’interno della vastissima collezione del museo, oppure #storieaportechiuse del Museo della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di Milano o ancora #PoldiPezzoliStories del Museo Poldi Pezzoli di Milano, che ogni giorno raccontava sui suoi profili Facebook e Instagram un’opera scelta tra le sue collezioni o la sede museale stessa. Il Poldi Pezzoli, peraltro, ha organizzato anche #PoldiOpen, una serie di visite guidate online (via Zoom) a pagamento alle mostre aperte in quel periodo dedicate in particolare al pubblico anziano, il più colpito dalla pandemia di Covid-19. 

Altri musei hanno proposto quiz interattivi, giochi, iniziative promozionali, riscuotendo un buon successo. 

Anche all’estero, la risposta dei musei alla pandemia è stata simile a quella degli enti italiani. Con esempi di assoluta eccellenza, come il meraviglioso viaggio virtuale all’interno del Museo Ermitage di San Pietroburgo promosso dalla stessa Apple in occasione del lancio dell’iPhone 11 Pro dove un unico piano sequenza porta l’utente per 5 ore, 19 minuti e 28 secondi in una visita all’interno di 45 delle sale più belle del museo. 

Una volta terminata l’emergenza, non molti musei purtroppo hanno portato avanti le iniziative organizzate tra il 2020 e il 2021, anche se alcuni, sulla base delle esperienze accumulate, hanno comunque rafforzato la propria comunicazione online, in particolare il canale YouTube. 

Forse però, considerando ciò che si è messo in campo in quel periodo, si potrebbe fare di più. 

I teatri: lo streaming 

Per i teatri il discorso non è dissimile da quello per i musei, anche se con qualche eccezione. 

Prima della pandemia i canali streaming dedicati al teatro e alla musica nel mondo erano pochi, e ancor meno in Italia. A livello internazionale, già si distingueva per la sua eccellenza la Digital Concert Hall dei Berliner Philarmoniker lanciata addirittura nel 2008, propone ogni anno in Full HD, su un sito dedicato, più di 40 concerti online, gran parte dei quali in diretta, oltre ad alcuni concerti rieditati e rimasterizzati tra i più importanti nella storia di quella che è probabilmente l’orchestra più famosa al mondo. Il tutto con delle formule di membership settimanale, mensile o annuale che consentono l’accesso anche all’archivio degli oltre 650 eventi trasmessi finora. E a conferma di questa eccellenza anche dal punto di vista delle strategie di marketing la Digital Concert Hall, poco dopo l’inizio della pandemia e per gran parte del 2020, ha proposto una membership gratuita di un mese (invece dell’abituale settimana), che ha portato, terminata la prova, a un forte incremento delle iscrizioni a pagamento, rafforzando ulteriormente la diffusione e il successo di questa piattaforma. 

Anche altre istituzioni teatrali e musicali, in particolare i teatri d’opera, avevano già fatto negli anni precedenti alcuni passi verso il lancio di canali streaming. Interessanti, a questo proposito, due progetti trasversali nel campo dell’opera, sviluppati prima della pandemia e sostenuti in gran parte da fondi pubblici: OperaVision, una piattaforma finanziata nell’ambito del progetto dell’Unione Europea Creative Europe, che trasmette in streaming spettacoli di 29 teatri appartenenti a 17 paesi europei e, in Italia, OperaStreaming un’iniziativa della Regione Emilia Romagna che programma, su un canale dedicato YouTube, opere in streaming degli enti lirici e dei teatri di tradizione, appunto, emiliano-romagnoli. 

La pandemia, come dicevamo, ha indubbiamente accelerato le iniziative in questa direzione: a nostro parere, tuttavia, non tutti si sono mossi in maniera ottimale. Spesso lo streaming è stata una scelta avviata più per far fronte a un’emergenza che per la volontà di creare una modalità di comunicazione rivolta a un nuovo pubblico o anche al pubblico attuale, ma in maniera innovativa. Sono quindi nati un po’ disordinatamente portali, canali YouTube o addirittura pagine Facebook che proponevano in streaming filmati storici, documentari, riprese d’archivio spesso di qualità decisamente migliorabile (chi scrive ricorda, ad esempio, di avere assistito a un’opera lirica con ripresa stessa dalla telecamera di sicurezza, con video sgranatissimo e audio quasi inascoltabile). Anche chi ha deciso di investire realizzando riprese per spettacoli messi in scena ad hoc non sempre è riuscito a costruire un prodotto di qualità, a causa dei budget ristretti ma anche della relativa inesperienza in questo campo. 

Conseguentemente terminata l’emergenza, o almeno la sua prima fase, molti canali sono stati abbandonati o aggiornati solo in maniera sporadica. Con qualche eccezione: ai pochi storici canali italiani di streaming, come quelli del Piccolo Teatro di Milano o del Teatro Carlo Felice di Genova, se ne stanno infatti progressivamente affiancando altri, alcuni anche con aree a pagamento, in via di rafforzamento e di miglioramento. 

Come noto, poi, a maggio 2021 il MiBACT ha lanciato la piattaforma IT’sART che ha l’obiettivo di costituire una sorta di “hub” per le strutture culturali italiane, dove inserire gli streaming di spettacoli teatrali e musicali, ma anche di cinema e musei, visibili gratis o a pagamento. Nonostante sia stata definita, in fase di lancio, “il Netflix della cultura italiana”, questa piattaforma appare ancora piuttosto in difficoltà. 

Anche all’estero molte strutture teatrali e musicali hanno lanciato nel 2020 piattaforme di streaming, per poi chiuderle o seguirle con meno attenzione quando la situazione pandemica è migliorata. Con anche casi di rilievo, come il Cirque du Soleil che, il 19 marzo 2020, a pochi giorni dall’inizio della pandemia, dopo avere sospeso tutti i 44 show in quel momento in tournée nel mondo ha licenziato ben 4.769 persone (cioè il 95% dello staff) e dopo pochi giorni ha aperto CirqueConnect, un megasito di streaming e contenuti esclusivi. Sito attualmente ancora online, ma con molti meno contenuti rispetto a prima e un aggiornamento piuttosto carente (intanto gli spettacoli, progressivamente, sono ripartiti dal vivo). Oppure “The Shows Must Go On”, il canale YouTube aperto da Andrew Lloyd Webber, probabilmente il più famoso autore di musical di tutti i tempi (Jesus Christ Superstar, Cats, The Phantom of the Opera ecc.) che programmava una volta alla settimana in streaming gratuito (con donazione libera a onlus ed enti no profit) gli spettacoli più noti di questo autore. Canale che ora contiene solo i promo e qualche altro contenuto originale relativo agli spettacoli in scena, naturalmente dal vivo, al momento. 

La pandemia ha costituito tuttavia anche un’importante occasione per alcune istituzioni, in genere (come per altri casi citati in questo libro) appartenenti al mondo anglosassone, per dare vita a vere e proprie eccellenze in questo campo. 

Come BroadwayHD, lanciato a fine 2021, che offre a pagamento, in diretta o on demand, oltre 300 show programmati a Broadway ma anche nel London West End. 

O piattaforme, sempre a pagamento, lanciate dai teatri più grandi, come globeplayer.tv del Globe Theatre di Londra o ntathome del Royal National Theatre, anch’esso di Londra, che stanno progressivamente aumentando il loro fatturato

Tutte iniziative che hanno in comune l’altissimo livello di contenuti e di tecnologie, con riprese in HD, soluzioni di grande impatto visivo, regie a livello cinematografico. Citiamo come esempio il memorabile Frankenstein del Royal National Theatre, peraltro registrato qualche anno fa, con la regia di Danny Boyle (Trainspotting) e l’interpretazione di Benedict Cumberbatch e Jonny Lee Miller, attori cinematografici e televisivi di fama mondiale, che è stato lo spettacolo di lancio, nel 2020, di ntathome. 

In sintesi, per contrastare Netflix e gli altri portali di entertainment in streaming, che molte strutture culturali identificano a torto o a ragione come concorrenti importanti e pericolosi, occorre investire sull’alta qualità, da tutti i punti di vista. Iniziative artigianali, o realizzate in fretta e con mezzi limitati, difficilmente porteranno al successo; anzi il potenziale nuovo spettatore, di fronte a queste proposte, probabilmente si allontanerà dal mondo del teatro, non si avvicinerà di certo. 

Piuttosto, allora, meglio potenziare i propri canali online, video ma non solo, con contenuti originali, freschi, con un taglio e un linguaggio che solo chi conosce il proprio pubblico e lavora “dentro” a questo settore può avere. 

È il momento del marketing 

All’inizio di questo capitolo abbiamo parlato del rilevante calo del pubblico e dei partecipanti alle attività culturali, che rappresenta una delle conseguenze più importanti della pandemia. Un calo certamente dovuto ai timori legati al Coronavirus, ma anche a un cambiamento che appare più di lungo periodo, a partire dalle abitudini personali e familiari: si esce, e si spende di meno e si passa più tempo libero in casa, anche per la forte crescita dei canali televisivi via satellite e, come abbiamo visto, dello streaming. 

Un cambiamento importante, per gestire il quale occorre mettere in campo competenze strutturate e professionali: l’identificazione e il monitoraggio continuativo dei clienti attuali e dei prospect; l’analisi delle potenzialità della propria offerta; la definizione di un portafoglio di prezzi con il giusto rapporto di value for money; una comunicazione differenziata e multimediale, che presti particolare attenzione a un nuovo pubblico, più giovane e decisamente più digital; nuovi canali di vendita, flessibili e smart, con possibilità di offerte sempre più personalizzate

Occorre quindi, finalmente, introdurre un approccio completo di marketing della cultura. Uno strumento, o meglio una serie di strumenti che vedono ancora una poco comprensibile ritrosia alla loro completa attivazione, come se questa comportasse una forzatura o, ancora peggio, una “svendita” al mercato. 

Andrea Maulini


Per gentile concessione di Editrice Bibliografica

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Quali social per la comunicazione degli enti culturali?

In questo articolo, Andrea Maulini ci illustra il potenziale dei social media per la comunicazione del settore culturale, stilando un ranking che individua i canali più strettamente necessari, quelli invece importanti e infine quelli utili per costruire una comunicazione efficace.


La nuova edizione del mio libro Comunicare la cultura, oggi, che è stata appena pubblicata e che potete trovare qui e da qualche giorno anche nelle librerie e sui portali on-line contiene, tra l’altro, la versione aggiornata di un grafico con cui i miei allievi sono abituati ad avere a che fare: la lista dei social media che, dalla mia esperienza, sono quantomeno utili per la comunicazione di un ente culturale.

Per questo motivo, la riporto qui di seguito (fig. 1), con un commento che illustra le motivazioni legate ad ogni social riportato nella figura e le possibili declinazioni per gli enti culturali. Una necessaria puntualizzazione: quella che troverete di seguito è una sintesi delle numerose pagine dedicate a questi argomenti all’interno del mio libro, a cui quindi rimando per qualunque approfondimento.

Fig. 1 – Ranking social media per la comunicazione della cultura, da “Comunicare la cultura, oggi”, A. Maulini, 2022.

Una breve premessa: per definire questi mezzi di comunicazione si parla spesso indifferentemente di “media” o di “network”, considerando queste due espressioni come sostituibili.

Invece, social media e social network, a mio parere, indicano due tipologie di mezzi di comunicazione differenti, dove il primo termine, social media, contiene anche il secondo:

• i social media sono infatti dei mezzi di comunicazione che condividono sul web testi, immagini, audio, video, contenuti multimediali verso tutti gli utenti;

• i social network, invece, costituiscono, come dice la parola, delle reti sociali, cioè reti di persone che condividono contenuti di varia natura con altre persone a cui sono collegate da un qualche tipo di relazione.

Il concetto di social media è quindi molto più ampio, poiché non richiede necessariamente all’utente l’iscrizione, o la partecipazione a una rete, per avere accesso ai contenuti: la fruizione è libera e gratuita. Anzi, spesso l’obiettivo è assicurare la massima possibilità di condivisione e viralizzazione degli stessi. Sono social media, quindi, siti di video come YouTube (anche se con l’introduzione di YouTube Premium sta spingendo leggermente di più, ma non troppo, gli utenti verso l’iscrizione) o Vimeo; di audio come SoundCloud; di immagini come Flickr e, almeno per la consultazione, Instagram; di testi come i blog ecc.

Social network sono invece siti che sono accessibili, o comunque pienamente utilizzabili, solo previa iscrizione. Sono social network quindi siti di contenuto come Facebook o LinkedIn; di immagini come Pinterest e, pensandolo in un’ottica di rete e non di sola consultazione, Instagram; di audio come Spotify; di testi come Twitter ecc.

Una distinzione, come si vede, fondamentale, che costituisce una delle basi per la definizione di una strategia efficace di social media marketing.

Ma passiamo al ranking riportato in figura: come si vede, i social da prendere in considerazione per la comunicazione di un ente culturale sono, a mio parere, in totale 10. Un numero piuttosto esiguo, a fronte delle numerosissime iniziative nate nel mondo con queste finalità. Tra di essi, alcuni sono dedicati solo, o soprattutto, alle immagini (Pinterest e Flickr, ma anche Instagram), altri ai video (YouTube e Vimeo, ma anche TikTok e Twitch), altri supportano in maniera integrata diversi tipi di contenuti, come Facebook, Twitter e LinkedIn.

Vediamo brevemente qui di seguito i diversi social media riportati nella figura 1.

Principali

I social principali sono quelli che dovrebbero essere utilizzati sempre da un ente culturale (e non solo), per la loro diffusione, la flessibilità, la coerenza con una comunicazione complessa come quella della cultura:

  • Facebook: per l’enorme diffusione (quasi 3 miliardi di utenti attivi; sì, avete letto bene), ma anche per il taglio dei contenuti (è il social più adatto per lo storytelling, l’asset di comunicazione più coerente con le istituzioni culturali), la flessibilità e la multimedialità. Inoltre, più di un utente su due ha un’età, almeno in Italia, tra i 30 e i 55 anni, proprio la fascia dove maggiore è la concentrazione di pubblico della cultura.
  • Instagram: con quasi un miliardo e mezzo di utenti, è uno dei social a più alto tasso di crescita nel mondo, come numero di utenti e come numero di contenuti. Inoltre, ha introdotto, e continua a introdurre, innovazioni di rilievo: nella modifica delle immagini, un suo storico punto di forza, nelle stories, diventate uno strumento fondamentale di questo social, nella IGTV (ora Instagram Video), nei Reel, nelle nuove Live Rooms ecc…
  • YouTube: secondo sito più visitato al mondo, dopo Google e prima di Facebook, visualizza ogni giorno più di un miliardo di ore di video. Inoltre, pochi lo sanno, ma è il secondo motore di ricerca web dopo Google.

Importanti

Sono social che possono essere, in alcuni casi, molto utili per gli enti culturali. Vediamoli di seguito:

  • LinkedIn: è l’unico social di rilievo specificamente dedicato al business e al mondo degli affari, un campo che interessa moltissimo agli enti culturali. Anche in questo settore

opera, infatti, un consistente numero di attività business to business: compagnie teatrali, operatori culturali, servizi tecnici, di trasporto, di assicurazione (ad esempio per le mostre) seguono tutti questa logica. Inoltre, su LinkedIn si può cercare, e offrire, lavoro, trovare numerosi contenuti formativi, anche gratuiti, entrare in contatto diretto con aziende per richiesta servizi, possibili sponsorizzazioni ecc…

  • Pinterest: utile se si hanno a disposizione, o se si possono realizzare, immagini di alta qualità e “iconiche”, di cui in genere le istituzioni culturali dispongono in gran numero. Inoltre, sta investendo molto per diventare un “motore di ricerca visuale”, con funzioni di e-commerce evolute.
  • Twitter: è un social impegnativo e che deve essere seguito con costanza. È utile, quindi, solo in situazioni specifiche, ad esempio se si è all’interno di un sistema continuativo di informazioni e news e/o se si ha un target internazionale.  La recente acquisizione da parte di Elon Musk, se confermata, potrebbe dare il boost che Twitter attende da anni.

Utili

Sono social media che possono essere utilizzati per esigenze specifiche, o nel caso di sistemi di comunicazione continuativi e strutturati. Vediamoli qui di seguito:

Vimeo: le parole d’ordine di questo social dedicato ai video (il cui nome è l’anagramma di Movie, ma anche la parola Video con al centro Me) sono originalità e alta qualità. Due termini che nel settore culturale hanno un grande campo di azione: alla documentazione video, che è una delle storiche modalità di testimonianza e archiviazione degli eventi e delle iniziative realizzate, si affiancano in molte strutture dei videomaker con collaborazioni continuative o addirittura, negli enti più grandi, veri e propri settori interni dedicati a queste attività.

TikTok: il social a più alto tasso di crescita nel mondo. Molto usato dai giovanissimi e diffuso soprattutto nei paesi asiatici (è, peraltro, di origine cinese) è utilizzato anche da alcuni enti culturali, soprattutto musei (tra cui gli Uffizi, il Rijksmuseum di Amsterdam, il Museo del Prado di Madrid). Appare molto adatto al Personal Branding, e quindi anche alla comunicazione dei personaggi dello spettacolo e della cultura.

Twitch: di proprietà di Amazon, è stato fondato nel 2011, ma è esploso solo negli ultimi anni. Grazie a una piattaforma streaming semplice ed efficiente e alla possibilità per gli utenti di interagire tra di loro e con chi comunica in tempo reale ha una grandissima diffusione tra i gamer, cioè i videogiocatori che giocano online, prima presenti quasi esclusivamente su YouTube, e tra i musicisti, che organizzano concerti dal vivo e anche su richiesta. Le sue caratteristiche, però, lo rendono molto potenziale anche per altri utilizzi, legati ad esempio alla creatività, alla formazione, all’interazione live con un pubblico.

Flickr, nato come catalogo online per fotografi, non ha mai veramente cambiato pelle, nonostante alcuni aggiustamenti grafici e funzionali, che non hanno tuttavia particolarmente migliorato la sua scarsa rilevanza, ancora di più per un settore, come quello culturale, che vede nella qualità e nella bellezza delle immagini un indubbio punto di forza. Lo cito, comunque, perché è ancora usato da alcune istituzioni culturali, soprattutto all’estero, e anche da qualche territorio, come la Svizzera, che peraltro ha uno dei più completi sistemi di comunicazione digital al mondo.

Avete domande, riflessioni, opinioni da condividere?

Scrivetemi a andrea@profili.eu

Andrea Maulini

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Trova e fatti trovare dal tuo pubblico: corso Digital Advertising

Il corso di Digital Adv che stavi aspettando

Avere una presenza online e saperla sfruttare al meglio per i propri obiettivi di business è ormai una prassi fondamentale. Sappiamo anche però che trovare la giusta formula per promuoversi e farsi conoscere può risultare molto complicato se non si hanno gli ingredienti adatti.

Come migliorare quindi la nostra performance delle campagne sul web a pagamento?

Per rispondere a questo e ad altri interrogativi sul tema, offrendoti una guida su come destreggiarti efficacemente nella giunga del digital advertising, abbiamo progettato il corso Trova e fatti trovare dal tuo pubblico.

Che tu sia un professionista, uno studente o un semplice appassionato, grazie ai contributi delle nostre due docenti Valeriya Kilibekova e Darca Stefanini, potrai portarti a casa un bagaglio di regole e tecniche efficaci per migliorare la tua campagna di promozione online.

STRUTTURA DEL CORSO

Il corso ha una durata complessiva di 6 ore, spalmate sul pomeriggio di venerdì e sulla mattinata di sabato, e si svolgerà online in diretta streaming.

Pensato per dare la possibilità a tutti di partecipare, è strutturato su due livelli per meglio adattarsi alle diverse esigenze di approfondimento sul tema:

  • Entry level (base) per chi è alle prime armi con le campagne adv
  • Pro level (avanzato) rivolto a cui ha già esperienza nella pianificazione di campagne, ma che intende consolidare le proprie conoscenze in maniera più approfondita

Ma non finisce qui; senza il contenuto giusto, la tua campagna digital advertising non raggiungerà mai i risultati tanto attesi! Per questo per i corsi di entrambi i livelli abbiamo incluso un modulo dedicato alle modalità di creazione di una strategia di comunicazione, grazie alla quale capirai come confezionare al meglio il tuo contenuto.

PROGRAMMA E CONTENUTI

CORSO ENTRY LEVEL

Venerdì 10 giugno 2022, dalle 14.30 alle 17.30

Modulo ADV

  • Come funzionano le adv sui social e quali sono i vantaggi
  • Campagne Facebook e Instagram ads: come scegliere l’obiettivo adatto, la durata e il budget giusto
  • Il percorso step by step per impostare una campagna. Focus sui posizionamenti, targeting, pubblico personalizzabile

Sabato 11 giugno 2022, dalle 9.30 alle 10.30

Modulo ADV

  • Lettura e interpretazione dati per poter ottimizzare le campagne

(Pausa 15 min)

Sabato 11 giugno 2022, dalle 10.45 alle 12.45

Modulo strategia di comunicazione

  • Narrazione: cos’è e perché è fondamentale
  • Le regole di un buon content strategist
  • L’immagine coordinata
  • Il piano editoriale
  • Una strategia coordinata

CORSO PRO LEVEL

Venerdì 17 giugno 2022, dalle 14.30 alle 17.30:

Modulo ADV

  • Come potenziare la strategia di promozione con le campagne Google Ads
  • Come scegliere l’obiettivo e la tipologia di campagna giuste, in base alle proprie esigenze 
  • Targeting: come scegliere il pubblico giusto e come raggiungerlo

Sabato 18 giugno 2022, dalle 9.30 alle 10.30

Modulo ADV

  • Dati di proprietà per le campagne ancora più performanti: Customer Match 

 (Pausa 15 min)

Sabato 18 giugno 2022, dalle 10.45 alle 12.45

Modulo strategia di comunicazione

  • La comunicazione SEA (search engine advertising) ottimizzazione dei testi per una adv efficace

PERCHÉ ACQUISTARE IL NOSTRO CORSO

  • Interazione diretta con la docente durante il corso
  • Esercitazioni pratiche
  • Slide scaricabili
  • Attestato di partecipazione
  • Modulo extra di strategia di comunicazione
  • Massima professionalità: grazie ai nostri docenti con alle spalle oltre 5.000 ore di formazione nella comunicazione strategica e di marketing.
  • Early bird booking: accesso ad un’offerta speciale limitata

PREZZO E MODALITÀ D’ISCRIZIONE

Corso singolo (entry o pro level): 180,00 €

Corso doppio (entry + pro level): 290,00 €

Ma… tutti quelli che si iscriveranno entro il 30/05/22 avranno accesso all’offerta limitata early bird:

Corso singolo (entry/pro level): 180,00 € 150,00 €

Corso doppio (entry + pro level): 290,00 € 250,00 €

Per iscriversi basta mandare una mail di richiesta a segreteria@profili.eu indicando:

NOME E COGNOME

MAIL

CORSO: singolo a scelta tra Entry o Pro Level oppure entrambi.

L’iscrizione sarà CONFERMATA esclusivamente previo versamento quota via Paypal o bonifico bancario a Profili Srls. Una volta effettuato il pagamento, riceverai un link per connetterti al corso.

DOCENTI

Valeriya Kilibekova

Consulente di marketing e digital adv director di Profili, ha numerose esperienze di consulenza di marketing per enti culturali e per aziende. È esperta in campagne di comunicazione, tradizionale e digital, con all’attivo numerosi casi di successo.

Darca Stefanini

Consulente editoriale e senior editor di Profili, da più di vent’anni si occupa di creatività e produzione di contenuti. Vanta un’esperienza di primo livello in grandi enti culturali e di consulenza per aziende.

Per maggiori info contattaci qui: segreteria@profili.eu

Ti aspettiamo!

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Abbecedario delle pubbliche relazioni digitali

Le relazioni pubbliche sono da sempre uno strumento strategico di creazione del valore, attualmente affiancate e spesso sostenute (se non addirittura sostituite) da quelle digitali. 

Il core delle digital PR risiede nell’interlocutore, spesso un influencer, un blogger, un vlogger, una redazione digitale, a cui viene inviato del materiale web che (allo stesso modo dei comunicati stampa) proponga una narrazione, un prodotto, un’esperienza. Un lavoro di grande passione e professionalità, che proveremo a sintetizzare per parole chiave:

Addetto alle pubbliche relazioni 🡪  il responsabile del rapporto tra la reputazione aziendale e la reazione del target di riferimento.

Brand Identity 🡪 elementi comunicativi che definiscono la reputazione di un’azienda, ovvero come questa viene percepita dal pubblico. Rappresenta il faro di ciascun PR.

Cliente 🡪 Il dialogo con il cliente è indispensabile: bisogna condividere con lui obiettivi e budget, identificando una strategia di intervento che sia in linea con la brand identity aziendale.

Data-base 🡪 rappresenta la cassaforte di ciascun esperto di digital pr: i contatti e la costruzione della relazione con gli stessi diventano i lingotti d’oro di questa professione.

Eventi 🡪 uno degli asset principali delle pr tradizionali, possono assolutamente diventarlo anche per quelle digitali. 

Fiducia 🡪 elemento fondante della relazione tra un digital pr e l’influencer/ blogger. La fiducia è quella forza che sposta l’attenzione dei destinatari da un qualsiasi pr a me.

Gassé Jean-Luis 🡪 (sviluppatore del sistema operativo BeOS) descrive così le PR: “Advertising is saying you’re good. PR is getting someone else to say you are good.”

Hashtracking 🡪 strumento ideale per chi lavora nel mondo della cultura, in particolare se si intende realizzare un evento: attraverso un hashtag specifico, si ottengono informazioni su chi utilizza proprio quel # e su quanto è influente il blogger.

Influencer marketing 🡪 forma di marketing basata sull’influenza che alcuni soggetti esercitano sul potere d’acquisto di altri: negli anni ’90 erano i testimonial, oggi sono persone qualunque che hanno acquisito nel tempo notorietà sul web. Il cambiamento quindi è sul canale di distribuzione: ieri erano tv e giornali, oggi sono i social media.

Lingua straniera 🡪 è imprescindibile la conoscenza almeno dell’inglese in un contesto globalizzato come quello del digitale.

Mail di ingaggio 🡪 elemento fondamentale delle digital pr così come lo erano i comunicati per l’ufficio stampa tradizionale. Caratteristiche: la personalizzazione (ovvero ciascun destinatario deve ricevere una comunicazione originale e in linea con quel che fa); la trasparenza (arrivare al dunque spiegando gli obiettivi della strategia di comunicazione); la brevità (sintesi ed empatia); 

Networking 🡪  Le stanze di networking sono adatte per coinvolgere i partecipanti a confrontarsi e avviare una conversazione su un argomento specifico. Grazie alle segmentazione è anche possibile definire un target a priori, con l’obiettivo di generare delle micro tribù all’interno delle piattaforme.

Online reputation 🡪 una buon reputazione online è in grado di smuovere le vendite; dunque questo aspetto è strettamente legato alle digital pr, poiché permette ai soggetti coinvolti (blogger e influencer) di suscitare o meno l’interesse degli utenti.

Post 🡪 se quel che chiediamo a un influencer è di redarre un post, diventa fondamentale che il materiale inviato nella documentazione allegata alla mail sia facilmente reperibile e lavorabile.

Quantificare i risultati 🡪 quali? I dati di traffico al sito dell’azienda, la SERP di Google, l’andamento dei profili social, lo stato backlink del sito dell’azienda solo per citarne alcuni.

Rapidità 🡪 nella risposta a qualsiasi suggestione inviata. E’ infatti fondamentale per il rapporto di fiducia, dare un immediato seguito alle richieste di influencer o blogger che abbiano risposto ad una nostra mail, ringraziando per l’attenzione accordataci.

Social network 🡪 conoscere la reputation del brand sui social media è fondamentale. Per farlo è necessario attivare un listening e, sulla base di un obiettivo definito e in linea con la propria immagine aziendale, si sceglierà il social network più adatto per presentarsi e fare un lavoro di engagement e di interazione con il cliente.

Teads Labs 🡪 strumento utile per le classifiche relative ai blog, per la ricerca tematica e per nazione; da citare anche Followerwonk che filtra utenti e influencer con parole chiave nella bio di Twitter. 

Uragani comunicativi 🡪 uno degli esempi più eclatanti di cattiva strategia è quel che è accaduto alcuni anni fa a Visit California e TTG Italia, con il lancio dell’iniziativa “California Dream Big” allo scopo di selezionare, attraverso un contest, 10 web influencer del settore turistico per un viaggio in California. Tuttavia,  alcuni blogger hanno dichiarato di essere stati contattati in anticipo rispetto al contest: un flop assoluto.

Vlog 🡪 progetto di content marketing basato sulla sequenzialità delle pubblicazioni per creare un racconto personale, così come il blog, ma utilizzando i video.

ZERO 🡪 il tasso medio di apertura delle email varia dal 17,8% (Campaign Monitor) al 22,15% (GetResponse). Quindi per farsi notare bisogna inviare contenuti interessanti, captive e che non finiscano in quello “zero”.

Darca Stefanini