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Quali social per la comunicazione degli enti culturali?

In questo articolo, Andrea Maulini ci illustra il potenziale dei social media per la comunicazione del settore culturale, stilando un ranking che individua i canali più strettamente necessari, quelli invece importanti e infine quelli utili per costruire una comunicazione efficace.


La nuova edizione del mio libro Comunicare la cultura, oggi, che è stata appena pubblicata e che potete trovare qui e da qualche giorno anche nelle librerie e sui portali on-line contiene, tra l’altro, la versione aggiornata di un grafico con cui i miei allievi sono abituati ad avere a che fare: la lista dei social media che, dalla mia esperienza, sono quantomeno utili per la comunicazione di un ente culturale.

Per questo motivo, la riporto qui di seguito (fig. 1), con un commento che illustra le motivazioni legate ad ogni social riportato nella figura e le possibili declinazioni per gli enti culturali. Una necessaria puntualizzazione: quella che troverete di seguito è una sintesi delle numerose pagine dedicate a questi argomenti all’interno del mio libro, a cui quindi rimando per qualunque approfondimento.

Fig. 1 – Ranking social media per la comunicazione della cultura, da “Comunicare la cultura, oggi”, A. Maulini, 2022.

Una breve premessa: per definire questi mezzi di comunicazione si parla spesso indifferentemente di “media” o di “network”, considerando queste due espressioni come sostituibili.

Invece, social media e social network, a mio parere, indicano due tipologie di mezzi di comunicazione differenti, dove il primo termine, social media, contiene anche il secondo:

• i social media sono infatti dei mezzi di comunicazione che condividono sul web testi, immagini, audio, video, contenuti multimediali verso tutti gli utenti;

• i social network, invece, costituiscono, come dice la parola, delle reti sociali, cioè reti di persone che condividono contenuti di varia natura con altre persone a cui sono collegate da un qualche tipo di relazione.

Il concetto di social media è quindi molto più ampio, poiché non richiede necessariamente all’utente l’iscrizione, o la partecipazione a una rete, per avere accesso ai contenuti: la fruizione è libera e gratuita. Anzi, spesso l’obiettivo è assicurare la massima possibilità di condivisione e viralizzazione degli stessi. Sono social media, quindi, siti di video come YouTube (anche se con l’introduzione di YouTube Premium sta spingendo leggermente di più, ma non troppo, gli utenti verso l’iscrizione) o Vimeo; di audio come SoundCloud; di immagini come Flickr e, almeno per la consultazione, Instagram; di testi come i blog ecc.

Social network sono invece siti che sono accessibili, o comunque pienamente utilizzabili, solo previa iscrizione. Sono social network quindi siti di contenuto come Facebook o LinkedIn; di immagini come Pinterest e, pensandolo in un’ottica di rete e non di sola consultazione, Instagram; di audio come Spotify; di testi come Twitter ecc.

Una distinzione, come si vede, fondamentale, che costituisce una delle basi per la definizione di una strategia efficace di social media marketing.

Ma passiamo al ranking riportato in figura: come si vede, i social da prendere in considerazione per la comunicazione di un ente culturale sono, a mio parere, in totale 10. Un numero piuttosto esiguo, a fronte delle numerosissime iniziative nate nel mondo con queste finalità. Tra di essi, alcuni sono dedicati solo, o soprattutto, alle immagini (Pinterest e Flickr, ma anche Instagram), altri ai video (YouTube e Vimeo, ma anche TikTok e Twitch), altri supportano in maniera integrata diversi tipi di contenuti, come Facebook, Twitter e LinkedIn.

Vediamo brevemente qui di seguito i diversi social media riportati nella figura 1.

Principali

I social principali sono quelli che dovrebbero essere utilizzati sempre da un ente culturale (e non solo), per la loro diffusione, la flessibilità, la coerenza con una comunicazione complessa come quella della cultura:

  • Facebook: per l’enorme diffusione (quasi 3 miliardi di utenti attivi; sì, avete letto bene), ma anche per il taglio dei contenuti (è il social più adatto per lo storytelling, l’asset di comunicazione più coerente con le istituzioni culturali), la flessibilità e la multimedialità. Inoltre, più di un utente su due ha un’età, almeno in Italia, tra i 30 e i 55 anni, proprio la fascia dove maggiore è la concentrazione di pubblico della cultura.
  • Instagram: con quasi un miliardo e mezzo di utenti, è uno dei social a più alto tasso di crescita nel mondo, come numero di utenti e come numero di contenuti. Inoltre, ha introdotto, e continua a introdurre, innovazioni di rilievo: nella modifica delle immagini, un suo storico punto di forza, nelle stories, diventate uno strumento fondamentale di questo social, nella IGTV (ora Instagram Video), nei Reel, nelle nuove Live Rooms ecc…
  • YouTube: secondo sito più visitato al mondo, dopo Google e prima di Facebook, visualizza ogni giorno più di un miliardo di ore di video. Inoltre, pochi lo sanno, ma è il secondo motore di ricerca web dopo Google.

Importanti

Sono social che possono essere, in alcuni casi, molto utili per gli enti culturali. Vediamoli di seguito:

  • LinkedIn: è l’unico social di rilievo specificamente dedicato al business e al mondo degli affari, un campo che interessa moltissimo agli enti culturali. Anche in questo settore

opera, infatti, un consistente numero di attività business to business: compagnie teatrali, operatori culturali, servizi tecnici, di trasporto, di assicurazione (ad esempio per le mostre) seguono tutti questa logica. Inoltre, su LinkedIn si può cercare, e offrire, lavoro, trovare numerosi contenuti formativi, anche gratuiti, entrare in contatto diretto con aziende per richiesta servizi, possibili sponsorizzazioni ecc…

  • Pinterest: utile se si hanno a disposizione, o se si possono realizzare, immagini di alta qualità e “iconiche”, di cui in genere le istituzioni culturali dispongono in gran numero. Inoltre, sta investendo molto per diventare un “motore di ricerca visuale”, con funzioni di e-commerce evolute.
  • Twitter: è un social impegnativo e che deve essere seguito con costanza. È utile, quindi, solo in situazioni specifiche, ad esempio se si è all’interno di un sistema continuativo di informazioni e news e/o se si ha un target internazionale.  La recente acquisizione da parte di Elon Musk, se confermata, potrebbe dare il boost che Twitter attende da anni.

Utili

Sono social media che possono essere utilizzati per esigenze specifiche, o nel caso di sistemi di comunicazione continuativi e strutturati. Vediamoli qui di seguito:

Vimeo: le parole d’ordine di questo social dedicato ai video (il cui nome è l’anagramma di Movie, ma anche la parola Video con al centro Me) sono originalità e alta qualità. Due termini che nel settore culturale hanno un grande campo di azione: alla documentazione video, che è una delle storiche modalità di testimonianza e archiviazione degli eventi e delle iniziative realizzate, si affiancano in molte strutture dei videomaker con collaborazioni continuative o addirittura, negli enti più grandi, veri e propri settori interni dedicati a queste attività.

TikTok: il social a più alto tasso di crescita nel mondo. Molto usato dai giovanissimi e diffuso soprattutto nei paesi asiatici (è, peraltro, di origine cinese) è utilizzato anche da alcuni enti culturali, soprattutto musei (tra cui gli Uffizi, il Rijksmuseum di Amsterdam, il Museo del Prado di Madrid). Appare molto adatto al Personal Branding, e quindi anche alla comunicazione dei personaggi dello spettacolo e della cultura.

Twitch: di proprietà di Amazon, è stato fondato nel 2011, ma è esploso solo negli ultimi anni. Grazie a una piattaforma streaming semplice ed efficiente e alla possibilità per gli utenti di interagire tra di loro e con chi comunica in tempo reale ha una grandissima diffusione tra i gamer, cioè i videogiocatori che giocano online, prima presenti quasi esclusivamente su YouTube, e tra i musicisti, che organizzano concerti dal vivo e anche su richiesta. Le sue caratteristiche, però, lo rendono molto potenziale anche per altri utilizzi, legati ad esempio alla creatività, alla formazione, all’interazione live con un pubblico.

Flickr, nato come catalogo online per fotografi, non ha mai veramente cambiato pelle, nonostante alcuni aggiustamenti grafici e funzionali, che non hanno tuttavia particolarmente migliorato la sua scarsa rilevanza, ancora di più per un settore, come quello culturale, che vede nella qualità e nella bellezza delle immagini un indubbio punto di forza. Lo cito, comunque, perché è ancora usato da alcune istituzioni culturali, soprattutto all’estero, e anche da qualche territorio, come la Svizzera, che peraltro ha uno dei più completi sistemi di comunicazione digital al mondo.

Avete domande, riflessioni, opinioni da condividere?

Scrivetemi a andrea@profili.eu

Andrea Maulini

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Trova e fatti trovare dal tuo pubblico: corso Digital Advertising

Il corso di Digital Adv che stavi aspettando

Avere una presenza online e saperla sfruttare al meglio per i propri obiettivi di business è ormai una prassi fondamentale. Sappiamo anche però che trovare la giusta formula per promuoversi e farsi conoscere può risultare molto complicato se non si hanno gli ingredienti adatti.

Come migliorare quindi la nostra performance delle campagne sul web a pagamento?

Per rispondere a questo e ad altri interrogativi sul tema, offrendoti una guida su come destreggiarti efficacemente nella giunga del digital advertising, abbiamo progettato il corso Trova e fatti trovare dal tuo pubblico.

Che tu sia un professionista, uno studente o un semplice appassionato, grazie ai contributi delle nostre due docenti Valeriya Kilibekova e Darca Stefanini, potrai portarti a casa un bagaglio di regole e tecniche efficaci per migliorare la tua campagna di promozione online.

STRUTTURA DEL CORSO

Il corso ha una durata complessiva di 6 ore, spalmate sul pomeriggio di venerdì e sulla mattinata di sabato, e si svolgerà online in diretta streaming.

Pensato per dare la possibilità a tutti di partecipare, è strutturato su due livelli per meglio adattarsi alle diverse esigenze di approfondimento sul tema:

  • Entry level (base) per chi è alle prime armi con le campagne adv
  • Pro level (avanzato) rivolto a cui ha già esperienza nella pianificazione di campagne, ma che intende consolidare le proprie conoscenze in maniera più approfondita

Ma non finisce qui; senza il contenuto giusto, la tua campagna digital advertising non raggiungerà mai i risultati tanto attesi! Per questo per i corsi di entrambi i livelli abbiamo incluso un modulo dedicato alle modalità di creazione di una strategia di comunicazione, grazie alla quale capirai come confezionare al meglio il tuo contenuto.

PROGRAMMA E CONTENUTI

CORSO ENTRY LEVEL

Venerdì 10 giugno 2022, dalle 14.30 alle 17.30

Modulo ADV

  • Come funzionano le adv sui social e quali sono i vantaggi
  • Campagne Facebook e Instagram ads: come scegliere l’obiettivo adatto, la durata e il budget giusto
  • Il percorso step by step per impostare una campagna. Focus sui posizionamenti, targeting, pubblico personalizzabile

Sabato 11 giugno 2022, dalle 9.30 alle 10.30

Modulo ADV

  • Lettura e interpretazione dati per poter ottimizzare le campagne

(Pausa 15 min)

Sabato 11 giugno 2022, dalle 10.45 alle 12.45

Modulo strategia di comunicazione

  • Narrazione: cos’è e perché è fondamentale
  • Le regole di un buon content strategist
  • L’immagine coordinata
  • Il piano editoriale
  • Una strategia coordinata

CORSO PRO LEVEL

Venerdì 17 giugno 2022, dalle 14.30 alle 17.30:

Modulo ADV

  • Come potenziare la strategia di promozione con le campagne Google Ads
  • Come scegliere l’obiettivo e la tipologia di campagna giuste, in base alle proprie esigenze 
  • Targeting: come scegliere il pubblico giusto e come raggiungerlo

Sabato 18 giugno 2022, dalle 9.30 alle 10.30

Modulo ADV

  • Dati di proprietà per le campagne ancora più performanti: Customer Match 

 (Pausa 15 min)

Sabato 18 giugno 2022, dalle 10.45 alle 12.45

Modulo strategia di comunicazione

  • La comunicazione SEA (search engine advertising) ottimizzazione dei testi per una adv efficace

PERCHÉ ACQUISTARE IL NOSTRO CORSO

  • Interazione diretta con la docente durante il corso
  • Esercitazioni pratiche
  • Slide scaricabili
  • Attestato di partecipazione
  • Modulo extra di strategia di comunicazione
  • Massima professionalità: grazie ai nostri docenti con alle spalle oltre 5.000 ore di formazione nella comunicazione strategica e di marketing.
  • Early bird booking: accesso ad un’offerta speciale limitata

PREZZO E MODALITÀ D’ISCRIZIONE

Corso singolo (entry o pro level): 180,00 €

Corso doppio (entry + pro level): 290,00 €

Ma… tutti quelli che si iscriveranno entro il 30/05/22 avranno accesso all’offerta limitata early bird:

Corso singolo (entry/pro level): 180,00 € 150,00 €

Corso doppio (entry + pro level): 290,00 € 250,00 €

Per iscriversi basta mandare una mail di richiesta a segreteria@profili.eu indicando:

NOME E COGNOME

MAIL

CORSO: singolo a scelta tra Entry o Pro Level oppure entrambi.

L’iscrizione sarà CONFERMATA esclusivamente previo versamento quota via Paypal o bonifico bancario a Profili Srls. Una volta effettuato il pagamento, riceverai un link per connetterti al corso.

DOCENTI

Valeriya Kilibekova

Consulente di marketing e digital adv director di Profili, ha numerose esperienze di consulenza di marketing per enti culturali e per aziende. È esperta in campagne di comunicazione, tradizionale e digital, con all’attivo numerosi casi di successo.

Darca Stefanini

Consulente editoriale e senior editor di Profili, da più di vent’anni si occupa di creatività e produzione di contenuti. Vanta un’esperienza di primo livello in grandi enti culturali e di consulenza per aziende.

Per maggiori info contattaci qui: segreteria@profili.eu

Ti aspettiamo!

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Sacchini Stai sereno

Sacchini - Stai Sereno

Stai sereno - Francesco Sacchini

Il progetto

Stai Sereno è un album musicale di Francesco Sacchini, prodotto e arrangiato da Margherita  Flore e Corrado FIliputti e pubblicato a settembre 2021.

L’uscita dell’album voleva raggiungere i seguenti obiettivi:

  • generare interesse e curiosità per i singoli e per l’intero album
  • aumentare l’engagement attraverso i canali social Facebook e Instagram, stimolando gli utenti a conoscere e approfondire il concept dell’album
  • fidelizzare il pubblico acquisito, da semplice follower a fan
  • generare conversioni online quali streaming e download sulle principali piattaforme musicali

Per sostenere il lancio dell’album, durante l’estate sono stati pubblicati i video singoli Fuori dal coroAnna e Terra e Foglia per cui è stata richiesta la consulenza strategica di Profili e a cui sono seguite campagne di digital advertising sui canali social e piattaforme YouTube e Spotify.

 

La strategia

Nello specifico, Profili si è occupata del coordinamento della comunicazione social e della gestione e monitoraggio delle campagne paid advertising realizzate per i brani di anteprima e, in un secondo momento, per l’intero lancio dell’album.

 

Risultati raggiunti

La pagina Facebook ha raggiunto un alto tasso di copertura ed engagement, come mostrano i dati statistici in allegato, mentre la pagina Instagram ha ottenuto un engagement rate più alto rispetto alla media di riferimento e +370 follower in 6 mesi. In particolare i canali musicali hanno registrato un alto tasso di visualizzazioni (Youtube con 75.000 impression e 45.000 visualizzazioni delle canzoni pubblicate) e ascolti (Spotify con 13.000 ascolti per un singolo contenuto nell’album).

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Abbecedario delle pubbliche relazioni digitali

Le relazioni pubbliche sono da sempre uno strumento strategico di creazione del valore, attualmente affiancate e spesso sostenute (se non addirittura sostituite) da quelle digitali. 

Il core delle digital PR risiede nell’interlocutore, spesso un influencer, un blogger, un vlogger, una redazione digitale, a cui viene inviato del materiale web che (allo stesso modo dei comunicati stampa) proponga una narrazione, un prodotto, un’esperienza. Un lavoro di grande passione e professionalità, che proveremo a sintetizzare per parole chiave:

Addetto alle pubbliche relazioni 🡪  il responsabile del rapporto tra la reputazione aziendale e la reazione del target di riferimento.

Brand Identity 🡪 elementi comunicativi che definiscono la reputazione di un’azienda, ovvero come questa viene percepita dal pubblico. Rappresenta il faro di ciascun PR.

Cliente 🡪 Il dialogo con il cliente è indispensabile: bisogna condividere con lui obiettivi e budget, identificando una strategia di intervento che sia in linea con la brand identity aziendale.

Data-base 🡪 rappresenta la cassaforte di ciascun esperto di digital pr: i contatti e la costruzione della relazione con gli stessi diventano i lingotti d’oro di questa professione.

Eventi 🡪 uno degli asset principali delle pr tradizionali, possono assolutamente diventarlo anche per quelle digitali. 

Fiducia 🡪 elemento fondante della relazione tra un digital pr e l’influencer/ blogger. La fiducia è quella forza che sposta l’attenzione dei destinatari da un qualsiasi pr a me.

Gassé Jean-Luis 🡪 (sviluppatore del sistema operativo BeOS) descrive così le PR: “Advertising is saying you’re good. PR is getting someone else to say you are good.”

Hashtracking 🡪 strumento ideale per chi lavora nel mondo della cultura, in particolare se si intende realizzare un evento: attraverso un hashtag specifico, si ottengono informazioni su chi utilizza proprio quel # e su quanto è influente il blogger.

Influencer marketing 🡪 forma di marketing basata sull’influenza che alcuni soggetti esercitano sul potere d’acquisto di altri: negli anni ’90 erano i testimonial, oggi sono persone qualunque che hanno acquisito nel tempo notorietà sul web. Il cambiamento quindi è sul canale di distribuzione: ieri erano tv e giornali, oggi sono i social media.

Lingua straniera 🡪 è imprescindibile la conoscenza almeno dell’inglese in un contesto globalizzato come quello del digitale.

Mail di ingaggio 🡪 elemento fondamentale delle digital pr così come lo erano i comunicati per l’ufficio stampa tradizionale. Caratteristiche: la personalizzazione (ovvero ciascun destinatario deve ricevere una comunicazione originale e in linea con quel che fa); la trasparenza (arrivare al dunque spiegando gli obiettivi della strategia di comunicazione); la brevità (sintesi ed empatia); 

Networking 🡪  Le stanze di networking sono adatte per coinvolgere i partecipanti a confrontarsi e avviare una conversazione su un argomento specifico. Grazie alle segmentazione è anche possibile definire un target a priori, con l’obiettivo di generare delle micro tribù all’interno delle piattaforme.

Online reputation 🡪 una buon reputazione online è in grado di smuovere le vendite; dunque questo aspetto è strettamente legato alle digital pr, poiché permette ai soggetti coinvolti (blogger e influencer) di suscitare o meno l’interesse degli utenti.

Post 🡪 se quel che chiediamo a un influencer è di redarre un post, diventa fondamentale che il materiale inviato nella documentazione allegata alla mail sia facilmente reperibile e lavorabile.

Quantificare i risultati 🡪 quali? I dati di traffico al sito dell’azienda, la SERP di Google, l’andamento dei profili social, lo stato backlink del sito dell’azienda solo per citarne alcuni.

Rapidità 🡪 nella risposta a qualsiasi suggestione inviata. E’ infatti fondamentale per il rapporto di fiducia, dare un immediato seguito alle richieste di influencer o blogger che abbiano risposto ad una nostra mail, ringraziando per l’attenzione accordataci.

Social network 🡪 conoscere la reputation del brand sui social media è fondamentale. Per farlo è necessario attivare un listening e, sulla base di un obiettivo definito e in linea con la propria immagine aziendale, si sceglierà il social network più adatto per presentarsi e fare un lavoro di engagement e di interazione con il cliente.

Teads Labs 🡪 strumento utile per le classifiche relative ai blog, per la ricerca tematica e per nazione; da citare anche Followerwonk che filtra utenti e influencer con parole chiave nella bio di Twitter. 

Uragani comunicativi 🡪 uno degli esempi più eclatanti di cattiva strategia è quel che è accaduto alcuni anni fa a Visit California e TTG Italia, con il lancio dell’iniziativa “California Dream Big” allo scopo di selezionare, attraverso un contest, 10 web influencer del settore turistico per un viaggio in California. Tuttavia,  alcuni blogger hanno dichiarato di essere stati contattati in anticipo rispetto al contest: un flop assoluto.

Vlog 🡪 progetto di content marketing basato sulla sequenzialità delle pubblicazioni per creare un racconto personale, così come il blog, ma utilizzando i video.

ZERO 🡪 il tasso medio di apertura delle email varia dal 17,8% (Campaign Monitor) al 22,15% (GetResponse). Quindi per farsi notare bisogna inviare contenuti interessanti, captive e che non finiscano in quello “zero”.

Darca Stefanini

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Come funzionano le consulenze di marketing e comunicazione

Il Teatro Metastasio di Prato, una delle più importanti strutture teatrali del centro Italia, nella primavera 2020 ha deciso di avviare un percorso formativo allo scopo di migliorare la propria comunicazione, soprattutto digital, per renderla più efficiente e innovativa. Il percorso formativo aveva come obiettivo, oltre a rendere più coerente e strategica la comunicazione, anche quello di apportare un miglioramento delle competenze di ciascun membro del team. 

Per approcciare questo tipo di formazione che andasse a toccare sia aspetti strategici che pratici della comunicazione, Profili ha deciso di strutturare le giornate formative in moduli anche per scendere più in profondità negli argomenti con i membri dello staff del teatro che fanno parte dei diversi dipartimenti. 

Il corso è stato creato ad hoc: dopo una serie di incontri con lo staff del teatro, è stato stilato un programma che andasse incontro alle esigenze dei vari dipartimenti della struttura. Tra i numerosi argomenti che sono stati protagonisti delle lezioni, lo staff di Profili ha deciso di puntare l’attenzione su:

  • Il marketing, ossia conoscere il pubblico per costruire i prodotti più efficaci.
  • La programmazione e la calendarizzazione, le piante dei teatri, il portafoglio prezzi e abbonamenti.
  • Il piano di comunicazione, il budget, le azioni tradizionali e digital
  • Il sito web e i social media, quali social sono più adatti per comunicare il teatro, quali le specificità di ciascuno.
  • L’analisi dei dati e quindi le vendite, gli incassi, le previsioni, ma anche risultati di comunicazione, e il monitoraggio dei social.
  • Il digital advertising: Google, Facebook, Instagram come funziona la comunicazione a pagamento nel web.

La situazione in essere della comunicazione del Teatro Metastasio è stato il punto di partenza dell’analisi. Le lezioni interattive hanno permesso al team della struttura di studiare la propria strategia adottata sino a quel momento e di metterne i luce gli aspetti positivi e i punti di debolezza. 

Dopo la conclusione del corso, il team di comunicazione del Teatro Metastasio ha iniziato un percorso di “ristrutturazione” della propria strategia di comunicazione andando a correggere i punti deboli e dando maggiore risalto ai punti di forza della propria comunicazione. La nuova strategia ha dato sin da subito dei frutti in termini di visibilità (con un aumento della copertura sui social network) e di coinvolgimento da parte degli utenti (con l’aumento dell’engagement).

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Alta Umbria 3.0

Alta Umbria 3.0

Il progetto

L’Alta Umbria è un territorio geograficamente circoscritto, che abbraccia 15 comuni a nord della regione. Territorio eterogeneo in termini di risorse e peculiarità, è caratterizzato da un turismo di tipo familiare, di permanenza breve e stagionale. Profili ha intrapreso azioni di promozione del territorio nella sua globalità attraverso una comunicazione strategica ragionata, multilingue e mirata al coinvolgimento di un pubblico più ampio. In particolare, il progetto mirava a risolvere le principali criticità del sistema turistico locale: la bassa permanenza sul territorio dei visitatori e la “stagionalità” dei flussi turistici attraverso la creazione di contenuti emozionali che ampliassero i target di riferimento e costituissero una solida identità del territorio. Il lavoro ha avuto la durata di due anni, durante i quali le strategie applicate sono state differenti per via degli effetti turistici causati dalla pandemia: l’iniziale strategia mirata alla promozione a tutto tondo dell’Alta Umbria è stata sostituita dal rilancio del territorio stesso, quale solido punto di riferimento dell’identità collettiva degli abitanti.

La strategia

Il team di Profili si è occupato di definire in maniera dettagliata target e obiettivi del progetto di comunicazione, per poi predisporre un piano di comunicazione mirato ed equilibrato per assicurare un’equa visibilità a tutti i comuni e alle peculiarità territoriali. Successivamente, sono state intraprese azioni di coinvolgimento di enti territoriali e personalità importanti nello scenario dell’eccellenza territoriale sviscerata nelle seguenti peculiarità: artigiana, sportiva, naturalistica, religiosa e gastronomica al fine di convogliare gli interessi di abitanti del luogo e di turisti verso i canali utilizzati, di seguito esplicitati.

Canali attualmente attivi:

  • Sito web www.altaumbria.it
  • Pagina Facebook Alta Umbria
  • Canale Instagram Altaumbria
  • Account YouTube Alta Umbria
  • Account Pinterest Alta Umbria

Parallelamente alla creazione di una strategia di comunicazione multicanale, sono state attivate campagne a pagamento con l’obiettivo di indicizzare maggiormente i contenuti e favorire una visibilità solida e stabile.

Risultati raggiunti

La complessa strategia messa in atto ha permesso di accrescere la fanbase dei principali canali (rispettivamente Facebook con 36.000 utenti attivi, Instagram con 1700 utenti attivi). Gli altri canali hanno subito un implementamento dei contenuti, grazie alla realizzazione di video e reportage fotografici di qualità, raggiungendo lo standard qualitativo prestabilito. Il territorio si è posizionato tra le mete più raggiunte in termini di turismo di prossimità e ha consolidato la sua notorietà anche a livello internazionale, grazie alla comunicazione multilingue dei suoi contenuti promozionali.

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La creatività vista da Arnaldo Mangini

Cos’è la creatività? Chi è creativo e chi può essere considerato tale? Che differenza c’è tra un creativo e un artista? E’ complicato rispondere senza fare le dovute riflessioni. La parola creativo è uno dei termini più inflazionati degli ultimi tempi. Tanti si riconoscono in questa definizione. Effettivamente tutti siamo creativi. L’uomo per definizione è un creativo, uno sperimentatore, un essere che si spinge oltre i suoi limiti per scoprire cose nuove. Con l’avvento dei social media la definizione di creativo caratterizza quella moltitudine di influencer o aspiranti tali che riempiono le piattaforme di contenuti. Chi lo fa di professione associa alla creatività di contenuti la promozione di prodotti commerciali. Quindi spesso nei social la creatività è strettamente legata a fini economici.

Io non mi sono mai definito un creativo, né ho mai pensato di rientrare in questa definizione. Piuttosto mi sono sempre riconosciuto nella definizione di artista in quanto la mia professione principale è quella di attore comico specializzato nella clownerie. Dopo il successo sulla piattaforma di Tik Tok sono entrato anch’io nella definizione di creativo. Ma qual è allora la differenza tra artista e creativo? Che cosa è cambiato dalla mia vita professionale precedente?
Il creativo per quello che riguarda i social media non è solo chi crea contenuti, è colui che conosce e capisce lo strumento, in questo caso il mezzo di comunicazione, e lo utilizza per comunicare o per trasmettere qualcosa riuscendo spesso ad essere virale.
Per quello che riguarda Facebook un esempio di pagina creativa è la Taffo Funeral Services, per Instagram la nota Chiara Ferragni. Entrambi creano contenuti che su quelle piattaforme funzionano e attirano sempre più nuovi follower ad interagire con loro.

Ph. Cristian Storto

La stessa dinamica è accaduta sui miei profili social, in particolare su Tik Tok. Questa piattaforma si è rivelata il mezzo ideale attraverso il quale i miei contenuti diventano virali. Vuoi perché la mia esperienza nel campo dell’intrattenimento conta parecchi anni, vuoi perché sono abituato ad interagire con qualsiasi persona grazie al linguaggio universale della clownerie, oppure vuoi per la mia volontà di mettermi in gioco.

La sfida più difficile è far coincidere l’artista con il creativo, riuscire a racchiudere in quella manciata di secondi un messaggio che stimoli un’idea o un’emozione. Non è facile essere così sintetici e suggestivi, ma studiare arte ti insegna quanto sia indispensabile eliminare il superfluo.

Essere creativo per me vuol dire saper creare qualcosa a partire da sé stessi, sapendosi contaminare con l’attualità. Riuscire a parlare il linguaggio contemporaneo. Essere ispirati ed avere gli strumenti per esternare quel materiale interiore che si trova allo stato grezzo e che deve diventare qualcos’altro. Come un diamante che deve essere lavorato per poter acquistare un certo valore.
Importante è non pensare al risultato ma riuscire a stare nel processo creativo tutti i giorni con costanza, senza bramare il successo.

Personalmente per favorire questo processo giro sempre con un piccolo quaderno su cui annotare le idee che mi vengono in mente. La mattina registro i video per i social, mentre la sera mi dedico più ad altre mie attività, come la pittura o la scrittura. Ma non c’è un orario preciso in cui la creatività bussa alla porta, bisogna essere sempre pronti. Alle volte quando arriva lo stimolo esterno giusto, l’idea giusta e il momento giusto, si crea una sorta di alchimia e allora può accadere la magia che in molti chiamano creatività.

Arnaldo Mangini

Arnaldo Mangini è un attore comico di teatro/ clown italiano e content creator. La sua carriera artistica inizia negli anni ’90: Arnaldo partecipa a numerose trasmissioni televisive Rai, Mediaset e Sky anche nel ruolo di presentatore. Nei successivi anni di lavoro approfondisce la conoscenza della clownerie e lascia gli studi televisivi per abbracciare il mondo del teatro portando in giro per l’Europa lo spettacolo “The Arnaldo Mangini MrBean lookalike Show”. Da questo momento in poi la formazione artistica matura grazie allo studio, mai interrotto, che lo porta a frequentare alcuni dei più importanti clown della scena internazionale, come Leo Bassi, David Shiner e altri.

Oggi Arnaldo integra show offline e online, grazie alla stand-up comedy basata ampiamente sul linguaggio del corpo. Oltre alle numerose tournée internazionali, si è posizionato come content creator sui principali social media quali Instagram, YouTube e TikTok raggiungendo numeri di primo livello in poco tempo (+ 12 Milioni di fan).

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Che cos’è lo storytelling e come si costruisce una strategia narrativa

Negli ultimi anni stiamo assistendo a una sempre maggiore insistenza della comunicazione nelle nostre vite: una profusione di informazioni e contenuti che, almeno fino al 27 febbraio 2020, avevamo imparato a definire, iscrivendoli in format e media narrativi. Come scrive Andrea Fontana (sociologo della comunicazione e dei media narrativi e Premio Curcio alla cultura 2015), oggi le storie sono dappertutto, dalle video-novel di YouTube alle Instagram Stories, dalle narrazioni di marca al brand journalism, dagli spazi urbani alle piattaforme espanse.

A cui io aggiungerei, molto più banalmente: le foto, i testi, gli hashtag, i blog, i podcast, le playlist Spotify, i tormentoni TikTok e le board Pinterest: tutto quello insomma che va a comporre un immaginario di marca e non solo. Persino me stessa, le mie scelte di consumo, la mia proposta di un cinema agli amici, i gruppi virtuali, il mio lavoro con i teatri si sostanzia grazie alla mia narrazione che prova a convincere e a motivare oltre che a rappresentare la mia realtà.

E se è vero che l’essere umano è fatto di narrazione, se è vero che raccontarsi rappresenta uno degli slanci emotivi più naturali e che l’evoluzione umana passa anche attraverso la trasmissione di un sapere, mi affido allora alle parole sapienti di Alessandro Baricco: “Era un modo di stare al mondo, era il mondo della civiltà greca: anche i fatti più grandi che tu potevi fare accadere nel mondo non erano nulla se tu non riuscivi a cucirli dentro il tessuto di una narrazione che era più grande di te. Orfano di una storia potevi essere un combattente pazzesco, ma eri orfano della realtà. Si costruivano la realtà che abitavano, e la realtà era fatta di ciò che potevano fare e della narrazione dove appoggiavano quello che potevano fare. Questo ci hanno insegnato i padri dei nostri padri.” La realtà, dunque, passa attraverso il racconto della stessa: la costruiamo e in qualche modo ne veniamo influenzati, assoggettati, persuasi.

Con la pandemia siamo addirittura andati oltre: è oramai chiaro a tutti quanto la schizofrenia comunicativa, che sta caratterizzando la diffusione delle informazioni dallo scorso giugno 2020 e si sostanzia con la costante “rottura” delle promesse, stia generando un fortissimo disagio sociale, che potrebbe essere ridotto ripristinando comunicazione politica coerente, in grado di mantenere le promesse e renderci tutti più consapevoli.

Che in fin dei conti, è un po’ questo il senso del nostro bellissimo e prezioso lavoro di storyteller: costruire delle storie non solo emozionanti, ma anche credibili…e la credibilità passa attraverso il mantenimento di una promessa, che è una vision, una brand value proposition, un package efficace, un riposizionamento… insomma qualsiasi asset che conduca le persone a fare una determinata scelta di consumo. Perché attenzione: comunicare un prodotto/servizio (affinché venga scelto tra centinaia) implica la creazione di un consenso, che a sua volta (citando Paolo Iabichino) generi “fiducia, il sentimento che muove gli acquisti”.

Chiaramente il consenso (e quindi poi la fiducia e la scelta finale) è frutto di un lavoro costante, non solo di comunicazione, ma che proprio nella comunicazione trova il volano per aumentare il capitale di partenza del prodotto/servizio.

Come si costruisce quindi una strategia narrativa oggi?

1) Fondamentale è avere ben chiaro l’obiettivo della nostra azione di comunicazione, che può essere estremamente variegato e andare dal raccontare un riposizionamento all’aumentare le vendite, dal fare brand awareness al conoscere meglio il target, dal gestire un crise management al lanciare un nuovo prodotto, e così via. Ciascuno di questi obiettivi si porta dietro di sé una serie di azioni di comunicazione diverse, ma che concorrono tutte alla costruzione di una connessione di valore tra un brand e il target di riferimento, dove il contenuto deve “iniettare porzioni di senso dentro una narrazione di marca. E debba farlo consapevolmente. Sapendo che il senso di un brand si costruisce lentamente, a piccole dosi di coerenza e impegno. messaggio di marca.” (Paolo Iabichino).

2) Contenuto che, come si diceva, assume un impegno con il target (una promessa, appunto) e che non andrebbe mai disilluso. Tanto importante quanto l’obiettivo è dunque la coerenza/credibilità, nel contenuto del messaggio, nella scelta dei canali attraverso cui comunicare, nel rispetto di chi fa parte dell’organizzazione che stiamo andando a comunicare e ovviamente del mercato di riferimento.

3) Fondamentale per non perdersi è la creazione di un piano editoriale, che metta al centro un concept di comunicazione e tenga assieme obiettivo, target, messaggio e canali.

4) Saper scrivere, rispettando le 5 W del giornalismo.

5) Saper leggere gli insight.

Facile no?

Darca Stefanini

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CLUBHOUSE: CHE COS’È E COME FUNZIONA

Tutti ne parlano, molti lo conoscono ma solo pochi ne fanno parte. Stiamo parlando di Clubhouse, il nuovo social media basato solo su interazioni vocali; nell’app infatti non esistono foto, nemmeno link e post testuali, ma solo note vocali.

Clubhouse nasce nel febbraio 2020 grazie alla mente di Paul Davison e Rohan Seth, ex ingegneri Google e fondatori della startup americana Alpha Exploration e Co. L’app a fine 2020 è stata valutata 100 milioni di dollari e oggi possiede oltre 2 milioni di utenti attivi. Ma non stiamo parlando di utenti comuni: su Clubhouse infatti si possono trovare celebrities, startupper e opinion leader internazionali.

Gli elementi che l’hanno portata al successo sono stati l’esclusività e la dimensione ristretta. Infatti è possibile accedere all’app solo per gli utenti che utilizzano il sistema iOS (Apple) e ricevono un invito tramite il numero di telefono. Chi possiede iOS ma non l’invito può comunque scaricare l’app e mettersi in lista di attesa. Quanto invece agli utenti Android bisognerà attendere ancora qualche mese per testarla. Clubhouse, infatti, è ancora in fase beta test, ma ha già raggiunto numeri eccezionali considerando la fase di sviluppo in cui si trova.

Come funziona l’app?
Clubhouse è molto semplice e intuitivo. Ogni utente, una volta iscritto, può completare il proprio profilo aggiungendo una foto, una breve biografia e i link ai propri canali social. Subito il sistema propone all’utente tanti macro argomenti da scegliere come topic preferiti: musica, sport, business, wellness e così via. Perché inserirli? Clubhouse propone in automatico argomenti simili agli interessi aggiunti.

Nell’app ci sono tante room, stanze, ogni room contiene uno o più moderatori, cioè speakers, che intrattengono “gli spettatori” parlando. Nell’intero ecosistema si trovano inoltre room generiche come “4 chiacchiere in compagnia” oppure room tematiche “Consigli di digital marketing”, “Commentiamo le consultazioni politiche”, ecc ecc. Ogni utente può entrare nella room e ascoltare ciò che dicono gli speakers o in alternativa può – in gergo – alzare la mano e intervenire su autorizzazione dei moderatori. Così si può “salire sul palco” virtuale della stanza, parlando e interagendo con gli altri speaker. Se l’utente vuole lasciare la stanza, può farlo con un clic, senza disturbo. Non è possibile scaricare gli audio delle stanze, ragion per cui è necessario ascoltare in diretta gli interventi per coglierne il valore.

Su Clubhouse è possibile calendarizzare le room e quindi programmare l’evento e far sapere ai propri follower quando ci saranno gli interventi. I moderatori possono invitare i propri follower ad entrare nella room. Nell’app esistono 3 tipi di stanze:

-le stanze open, aperte a tutti;

-le stanze social, aperte solo alle persone che si seguono, 

-le stanze chiuse, aperte solo alle persone che si selezionano. 

Di ogni stanza l’utente vede il titolo, il numero di persone totali che ne fanno parte, il numero e il nome dei moderatori. Se in una stanza si notano nomi di vip o influencer ecco che, naturalmente,  queste si riempiono di utenti. Noi di Profili siamo addirittura capitati in una stanza con Elon Musk, il famoso imprenditore e innovatore statunitense (con più di 5 mila persone connesse). 

A sinistra, con la lente di ingrandimento si possono esplorare nuovi argomenti e trovare nuove persone da seguire. In alto compaiono il simbolo dell’email (avverte l’utente quando ha degli inviti disponibili per i propri contatti), il calendario delle room programmate e delle room in corso, la campanella con le notifiche (avvisa ogni volta che un utente diventa follower) e la propria foto che rimanda al profilo. A destra invece è possibile vedere gli utenti che seguiamo, se sono attivi e in quale stanza, oppure se sono offline. 

Clubhouse quindi appare un po’ come una radio privata, ma più interattiva e senza pubblicità (per il momento). In un clic ci si può trovare a conversare direttamente con opinion leader del proprio settore, un vantaggio da non sottovalutare rispetto a tutti gli altri social media. Ha però anche dei lati negativi, come l’enorme quantità di tempo che l’app richiede per essere fruita. Ogni room infatti dura mediamente un paio d’ore ma può essere molto più lunga se un moderatore nomina un altro moderatore che la tiene in vita, e così via.

Cubhouse sarà solo un fuoco di paglia o il prossimo social media in ascesa? Questo lo scopriremo solo nel tempo.

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QUALI SONO LE PIU’ BELLE PUBBLICITÀ DI NATALE DEL 2020?

Come stanno comunicando i grandi brand in questo periodo natalizio? Con l’emergenza Coronavirus tutte le aziende hanno dovuto fare i conti con i cambiamenti di acquisto dei consumatori e con il bisogno di una comunicazione (un po’…) più autentica e sincera. Quindi, per quest’anno la sfida per i pubblicitari e i creativi è stata più ardua del solito: come comunicare i valori di famiglia, solidarietà, unione e tradizione, tipici del Natale, in un periodo di pandemia?

Ironici, empatici, nostalgici: ecco, per noi, alcuni tra gli spot natalizi più interessanti e coinvolgenti di quest’anno.

Amazon: The show must go on

In cima al podio per emozione ed empatia troviamo il colosso dell’e-commerce, Amazon. Al centro della narrazione abbiamo una giovane allieva di una scuola di danza in procinto di esibirsi in uno spettacolo pubblico. L’entusiasmo e la felicità vengono però frenati dalle restrizioni da Coronavirus:  bisogna restare a casa. La giovane però non si perde d’animo e continua ad allenarsi con le videochiamate: uno scenario comune a tutti gli studenti, che hanno visto cambiare repentinamente le proprie abitudini di studio. Sembra tutto pronto ma quando la ragazza riceve la lettera della scuola in cui comunica che lo show è annullato, i familiari le preparano una sorpresa. Avvisano i vicini che lo spettacolo si terrà in cortile mentre c’è chi ordina da Amazon un faro luci. Ed ecco che…the show must go on. Indossato il tutù e gli accessori con le piume la danzatrice si esibisce illuminata da un faretto Amazon, sulle note dei Queen. Tutti la applaudono dai balconi, proprio come nel primo lockdown abbiamo applaudito gli artisti che si sono esibiti cantando e suonando dalle terrazze. Lo spot di Amazon ci sembra un perfetto esempio di storytelling aziendale ai tempi del Coronavirus, molto ben riuscito.

McDonald’s UK: Inner Child 

Molto attuale ed efficace è lo spot natalizio 2020 di McDonald’s UK. In una storia animata davvero bella, una madre invita il figlio a prepararsi al Natale addobbando insieme l’albero o giocando con la neve, ma lui non partecipa, cercando di nascondere il proprio “bambino interiore”, che vorrebbe invece divertirsi e festeggiare. Ma un salto al McDonald’s sembra cambiare le cose: così il ragazzo, finalmente, si convince insieme alla madre, tanto che alla fine dello spot lascia del latte e delle carote (trovate nel pacchetto di McDonald’s) davanti al camino per le renne di Babbo Natale.

Carrefour: Natale 2020

Nello spot 2020 di Carrefour Italia si mostrano chiaramente, più che in altri spot, gli effetti dell’emergenza sanitaria: i lavoratori, ad esempio, appaiono con le mascherine, impegnati a fare la spesa per chi l’ha ordinata. Lo spot segue il racconto di una lettera di una bambina per Babbo Natale: “Caro Babbo Natale, quest’anno è stato strano strano…” dice il voice-over. Alla fine la bambina mette fuori dalla porta di casa la lettera con i biscotti e il latte, e mentre un commesso di Carrefour prende in mano la lettera appare Babbo Natale, che si stupisce perché il commesso è arrivato prima di lui. Payoff finale: “Noi non siamo Babbo Natale, ma quest’anno faremo del nostro meglio per portare un buon Natale a tutte le famiglie”.

Tesco: No Naughty List

E’ di Tesco, la catena di negozi alimentari britannica, lo spot più vivace e pop di quest’anno. Sulle note di Britney Spears “Oops!…I did it again”, si alternano diversi personaggi che confessano i propri “peccati” fatti durante il lockdown: “E se fossi sulla lista dei cattivi?” è il ritornello dello spot. “Relax. Dopo un anno così Tesco ti dice che non esiste una lista dei cattivi!”. Secondo Tesco tutti sono (siamo) perdonati per l’anno difficile passato, quindi è permesso mettere qualunque desiderio nel carrello della spesa. Il montaggio serrato, l’ironia delle battute e la canzone in sottofondo rendono questo spot tragicomico e brillante.

Coca Cola: Christmas Commercial 2020

Forse un po’ eccessivo lo spot natalizio 2020 di Coca Cola, quest’anno diretto da Taika Watiti, il regista di Jojo Rabbit e Thor: Ragnarok. Mentre il padre esce di casa per andare al lavoro, la figlia gli chiede di spedire una lettera per Babbo Natale. Ma, durante una pausa, mentre beve Coca Cola, il padre si accorge di aver dimenticato la lettera nella borsa e così decide addirittura di partire per il Polo Nord, per recapitarla direttamente a Santa Claus. Dopo mille avventure, trova la residenza di Babbo Natale chiusa ma per fortuna riesce a tornare a casa grazie all’iconico camion brandizzato Coca Cola, guidato da una persona che si svelerà alla fine, e a passare le feste con la figlia. 

Abbiamo raccolto questi spot per calarci nella magica atmosfera natalizia, anche perchè quest’anno abbiamo tutti davvero bisogno di empatia, emozione positiva e calore. E, proprio per questo, tutto il team di Profili, più che mai, vi augura di trascorrere un sereno Natale e uno splendido 2021!